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La centralità della mamma

L’idea di festeggiare la mamma, almeno nella sua concezione più squisitamente religiosa e al fine di “celebrare la figura materna in tutte le declinazioni”, è nata a pochi chilometri da qui, alle pendici del Subasio e in particolare nella frazione assisana di Tordibetto, posta lungo la strada che dalla città del Poverello porta a Petrignano.
Nel 1957, nel corso di una celebrazione eucaristica durante la seconda domenica del mese dedicato alla Vergine Maria, l’allora parroco di Tordibetto ebbe l’intuizione di istituire la Festa della Mamma, allo scopo di esaltare il valore cristiano di questa figura, simbolo di apertura alla vita. L’idea fu quella di valorizzare al tempo stesso anche il ruolo sociale della donna-madre, in una prospettiva di accoglienza, promozione umana e sacralità dei valori a lei riconducibili.
Visitando oggi il sito del Comune di Assisi, si scopre che, “onde favorire un’opera di sensibilizzazione rivolta ai giovani, potenziali operatori di un messaggio di pace e custodi di gratitudine verso coloro che ci hanno dato la vita”, viene indetta la seconda edizione del Premio “Don Otello Migliosi”, concorso rivolto agli studenti delle classi terze, quarte e quinte della scuola primaria, che dovranno produrre elaborati letterari sul tema “L’amore di una madre: quotidiani gesti di accoglienza e di perdono”.
Ad Assisi si istituisce un premio per avvicinare i bambini alla figura materna, a Roma in una scuola il collegio docenti decide di non celebrare la festa della mamma né del papà a causa dei continui cambiamenti della famiglia e per rispetto, ad esempio, dei bambini orfani. Seguendo questo ragionamento, non si comprende come la Festa dei nonni possa sopravvivere; ma potrebbe anche essere offensivo festeggiare il proprio compleanno, a meno che non si faccia con persone nate lo stesso giorno…
Ironia a parte, ciò che stupisce è la scarsa sensibilità con la quale spesso si dipinge il ruolo di madre, che oggi si tende a rendere confuso, fluido o sminuito: da una parte viene messo in discussione in particolare dalle teorie del gender o dal ricorso all’utero in affitto, dall’altra sembra essere un dovere naturale al quale non si debba umanamente, socialmente e giuridicamente prestare troppa attenzione. Papa Francesco, nell’udienza generale del 7 gennaio scorso, richiamava ad una maggiore considerazione delle mamme: “Accade che anche nella comunità cristiana la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione”.
Rimettere al centro della nostra esistenza la maternità, con misure e comportamenti concreti, significa ricordare con gratitudine che siamo stati ospiti e siamo stati accolti.

ENRICO PRESILLA

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