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Umbria mia non ti riconosci più

Catiuscia è di nuovo la Presidente dell’Umbria, Ricci sarà consigliere regionale di minoranza. Dunque il Pd e la sinistra hanno vinto e il centro destra, di nuovo, perso.
Il PD ha ottenuto alle ultime regionali 125.000 voti mentre nel 2010 ne aveva raccolti 149.000 e 208.000 nel 2005. In dieci anni 23.000 umbri, un partito intero, hanno deciso di abbandonare il Pd e rifugiarsi nell’astensionismo o perfino votare altri schieramenti. Per altro la contrazione di voti al PD non è stata riequilibrata da un aumento del consenso ai partiti alleati che invece sono andati progressivamente dimagrendo e alcuni sono perfino scomparsi. Così il consenso complessivo a sinistra è andato progressivamente e ineludibilmente diminuendo: è evaporato, perfino in modo drammatico.
A destra Ricci si proponeva come il campione del nuovo, il possibile protagonista di uno storico cambiamento politico della rossa Umbria. I pellegrinaggi dei leader del centro destra a sostegno di Claudio, perfino giornali e telegiornali nazionali, esaltavano un centro destra umbro che finalmente aveva trovato dopo tanti anni il campione in grado di vincere.
146.000 umbri hanno votato Ricci. Nelle passate elezioni regionali il candidato di centro destra aveva sempre ottenuto circa 200.000 voti. Nel 1995 Riccardo Pongelli era stato votato da 215.000 elettori, il sottoscritto nel 2000 aveva ricevuto il consenso di 199.000 umbri, la Binetti più la Modena nel 2010 complessivamente ottennero 192.000 voti. Per Ricci un flop, travolto anche dalle macerie di un centro moderato che non ha eletto rappresentanti e che nel centro destra è stato sostituito dalla Lega che invece ha ottenuto un ottimo risultato.
II numeri dicono dunque che se algebricamente ha vinto la Marini e perso Ricci, i conti della politica iscrivono entrambi tra gli sconfitti perché Catiuscia sembra assomigliare al curatore fallimentare di un centro sinistra in disarmo e Ricci il condottiero delle falangi del centro destra, che non ci sono o, se ci sono, hanno altri generali.
Ha vinto, purtroppo, l’astensionismo della metà degli umbri che ha preferito protestare in questo modo, sbeffeggiando partiti e politici non in grado di interpretare quello che in realtà vorrebbero i nostri corregionali; ha vinto il voto di protesta alla Lega che vorrebbe perfino innestare quella parte di Padania xenofoba e intollerante nelle valli francescane; ha vinto quel fenomeno di protesta globale e ideologizzata rappresentato dal Movimento 5 Stelle.
Ci sarebbe da dire “Umbria mia non ti riconosco più”, se non prevalesse la speranza che dopo la tempesta si parte per ricostruire magari prescindendo da vecchi schemi, da ammuffite contrapposizioni, evitando roboanti quanto inutili proclami, rinnovando anche anagraficamente la classe politica con giovani davvero impegnati a riscoprire le ragioni della sopravvivenza di una regione probabilmente troppo piccola ma straordinariamente affascinante, bella e da noi troppo amata.

MAURIZIO RONCONI

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