calzini

Un’infinità di calzini… che profumano di famiglia

Pranzi, cene, ISEE, burocrazia, spese mediche, aneddoti, figuracce e mancanza di tempo: il racconto di una mamma

Davanti al foglio bianco, il primo dilemma: scrivo o piego i calzini? Stavolta i calzini attendono pazientemente a mucchi nel cesto, di solito invece hanno la precedenza.
Sì, perché varie volte mi sono detta “Avrei qualcosa da dire”, impulso reso più urgente quando si sente parlare chi nasconde il nulla dietro fiumi di parole (di questi tempi capita…): ma altrettante volte mi sono detta “Non ho tempo!”, dedicandomi subito alla prima voce di una lunga lista di cose da fare: bucato, spesa, vaccini, scuola… (Ok, mi fermo).
Perché la famiglia ha poca voce in capitolo e sembra minoranza nei dibattiti delle ultime settimane, mentre costituisce la maggioranza numerica nel Paese? Una possibile risposta è: perché non ha tempo.
Io, per esempio, non ho avuto affatto tempo di scrivere alla RAI che quel cantante inglese che ha comprato 2 bambini, in prima serata al Festivalone nazionale, pagato con il canone obbligatorio in bolletta, proprio non mi va giù: lo ammetto, sono un’inguaribile tradizionalista in fatto di vita umana.
Ma torniamo alla tirannia del tempo: chi ha famiglia ha obblighi verso i figli, che adempie con fatica, ma innanzitutto con gioia. Ne ha verso gli anziani. Ne ha, e questi sono fatica pura, nelle infinite pastoie burocratiche che manderebbero in bestia un single, figuriamoci quando si affastellano bonus gas, tasse e balzelli, domande per concorsi e borse di studio, per asili-scuole-università-mense-centri sportivi-pensioni (anche qui mi fermo!).
E l’ISEE? Chissà quanto ci rideranno i posteri, come noi moderni sulla tassa sul sale o sul macinato! La mente si intasa di amletici dubbi: perché mai si deducono dalle tasse le spese sportive e non quelle per corsi musicali? Ma per le tasche di un genitore non è dovere costituzionale seguire le inclinazioni dei figli?
Fortuna che le spese mediche si deducono al centesimo!
– Ma per la Tachipirina avete speso 6 euro e 55 o 57? E poi, ce n’era davvero bisogno? Quanta febbre aveva il bambino?
A qualche funzionario bisogna spiegarglielo, che di solito un genitore di medio livello morale compra medicine e non droga ai figli. Invece no, conserva gli scontrini per favore.
-Quanti calzini avete nel cassetto?
-Aspetta che li conto, ci vuole un po’…
-Dai, che scadono i termini della domanda!
-Scusi, ma invece… Quanti figli ho vi interessa…?
NON RISPONDE: tanto il quoziente familiare non c’è. Peccato, perché quei 40 calzini, alcuni bucati, se li dividono 10 persone in famiglia. Se fossero in 3 ne avrebbero 13,3333 a testa. Si consumerebbero più lentamente, no?
Diciamo la verità: chi ha figli rischia di non restare aggiornato perché la mattina non sente le notizie, corre ad accompagnarli a scuola con la macchina colpevole di inquinamento fraudolento: se poi ne ha solo uno in auto, corre a svegliare il nonno per farlo salire ed evitare la multa.
Via, non esageriamo, in macchina può sentire la radio, no?
Dipende: a volte ripassa con il figlio le proprietà dell’addizione, oppure le province: a proposito, la Toscana ne ha 10: e la spending review? Mentre ripassa il suo inglese (ma non siamo la Repubblica ITALIANA?) pensa che di sicuro l’ha fatta fare ai suoi figli rinunciando al cinema quelle 3 volte l’anno, o andandoci ma comprando i pop corn prima al supermercato e mettendoli clandestinamente in uno zainetto.
Una delle incombenze di chi ha figli è, infatti, studiare con loro matematica, Dante, o magari… l’odiata storia greca. Eppure lo consiglio, perché il genitore, se non si addormenta sul libro, scopre che, per dirne una, l’unica pecca della straordinaria democrazia ateniese era che quasi tutti erano eleggibili, ma in pratica lo erano quasi sempre i ricchi o i nobili perché avevano TEMPO: gli altri dovevano lavorare per mantenere le famiglie, non essendo le cariche pubbliche remunerate.
Viene in mente che nel nostro Parlamento siede molta gente, remunerata, che di tempo ne ha, magari perché non ha famiglia o figli, solo che sembrano preoccupatissimi proprio per questo! Si sono finalmente accorti del pauroso decremento demografico e quindi vogliono farne avere proprio A TUTTI.
Ma torniamo al genitore (genitore 1 o g.2? Vabbè, semplifichiamo, mettiamo che sia la mamma, il papà è bloccato al Patronato per l’ISEE intento a fare congetture sul numero di calzini-biciclette-carte prepagate funzionanti o desolatamente vuote). Insomma, lei dal libro di storia greca impara che, tra tutte le città della Magna Grecia, solo Taranto è stata fondata dagli Spartiati. Sì, perché loro non avevano tanto bisogno di nuovi spazi, la crescita demografica la bloccavano limitando le nascite. Si chiede con un po’ di ansia: Come? Il libro lo tace. All’oscuro dei moderni mezzi sofisticati, li ammazzavano?
Sembra di capire che, proprio sulle gambe di quel sovrappiù di figli che invece non erano stati “limitati”, ad Atene e nelle altre poleis, la cultura e l’arte greca siano sbarcate dalle nostre parti con le colonie oggi meravigliose città.
Insomma, forse la storia la fanno loro, i nostri figli. Quelli che sono il vero futuro dell’Italia, anche se c’è un certo impegno di legislatori per rubarglielo (ma da grandi pagheranno anche le loro pensioni). Quelli oggi piccoli, che erano con molti di noi ai Family Day. Quelli con cui è stato necessario affrontare un po’ troppo presto il tema delicato dell’omosessualità.
La famiglia non è un valore mieloso da “difendere”, ma è gioia, dolore, aneddoti, figuracce, calzini, pranzi, cene, consumo responsabile (anche senza virtù: è spesso l’unico che ci si può permettere). La famiglia è futuro.

LUCIA TACCHI

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