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Ha mantenuto il sorriso anche nei giorni in cui la leucemia lo ha condotto alla morte a soli 15 anni. La mamma racconta alla Gazzetta chi è stato suo figlio: sarà il giovane patrono di Internet?

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Sono a colloquio con la signora Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis, un ragazzo speciale morto a 15 anni nella grazia di Dio.

A che punto è il processo di beatificazione di Carlo?

Attualmente si è chiusa la fase diocesana, la causa ora è a Roma. Presto inizierà l’iter per la venerabilità con lo studio dei miracoli, di cui non possiamo parlare, da parte della commissione scientifica e teologica. Ci potrebbe essere una beatificazione, ci rimettiamo ai tempi della Chiesa. Noi siamo speranzosi ed ottimisti, Carlo ha una fama di “santità” in tutto il mondo.

Cosa provano una mamma e un papà nel seguire la probabile beatificazione del proprio figlio?

Noi genitori siamo contenti anche se sappiamo già che Carlo era un ragazzo speciale e, pur con il nostro metro di giudizio, ce ne eravamo accorti: la purezza eccezionale che aveva, l’educazione, la generosità, l’obbedienza; mai un rimprovero, mai una bugia, tanto che pensavamo che Carlo avesse una vocazione sacerdotale. Il suo iter di preghiera era molto intenso: la S. Messa giornaliera, l’adorazione eucaristica, il rosario, l’interesse per la vita dei mistici, dei santi e la sua continua contemplazione. Era capace di rimanere davanti al Santissimo in raccoglimento già da giovanissimo e tutto questo ci aveva convinto che Carlo fosse speciale. Il fatto che la Chiesa abbia voluto intraprendere questo passo per una causa, avendo già lui una fama quando è morto, non ci ha sorpreso più di tanto. Siamo contenti se diventerà Beato anche per tutti i devoti che ha sparsi nel mondo.

Lo avete educato alla fede o siete voi che grazie a lui avete intrapreso un percorso di conversione?

Lui ha educato noi. Io fino alla nascita di Carlo ero entrata in chiesa solo per comunione, cresima e matrimonio. Con questo bambino che mi interpellava continuamente portandomi in chiesa e domandandomi di Gesù, ho deciso di chiedere consiglio. Avevo un’amica che mi indirizzò ad un sacerdote di Bologna veramente speciale che mi ha seguito per oltre venti anni. Su suo consiglio iniziai dei corsi alla facoltà teologica di Milano e cominciai così ad approfondire la mia fede. Carlo è stato per me un piccolo salvatore come anche per mio marito che aveva una fede tiepida, non vissuta, non maturata rispetto all’educazione religiosa ricevuta dai genitori. Noi siamo stati trascinati da Carlo e il nostro domestico di casta sacerdotale bramina, che è la più importante nell’induismo, con l’esempio di Carlo si è fatto battezzare. Carlo contagiava tutti.

Si parla di Carlo come patrono di Internet. Qual è stato il suo rapporto con la tecnologia?

Utilizzava i mezzi come se avesse studiato ingegneria informatica. Aveva doni eccezionali, sapeva fare sistemi, utilizzava programmi professionali senza che nessuno gli avesse insegnato ad usarli. Aveva un dono che metteva a disposizione di tutti: dava lezioni gratuite di informatica, usava internet per il bene, non si è fatto dominare dallo strumento tecnologico e dai videogiochi. Si era regolamentato il tempo della playstation e di internet. Quando hanno preso il suo computer, nella cronologia di Carlo non c’era nulla fuori posto.

Dove trovava il tempo per tutte queste cose?

Riusciva a massimizzare il tempo facendo tantissime attività, dal catechismo all’aiuto ai bambini più piccoli, studiava e pregava tanto perché, come diceva lui, ogni minuto che passa è un minuto che abbiamo in meno per santificarci. Non sciupava il tempo per cose inutili. Riusciva ad armonizzare tutta la giornata facendo molte cose. In questo era un maestro.

Come ha conosciuto Assisi?

Avevamo lì una casa dove passavamo un po’ di tempo a Natale, a Pasqua e in estate. Carlo aveva una grande venerazione per San Francesco e venire ad Assisi era sempre un motivo di gioia. Gli piacevano i presepi e l’atmosfera assisana. Un giorno girando per la città vide un cartello che diceva che erano disponibili dei loculi per il cimitero. Lui disse di volerlo acquistare poiché alla sua morte avrebbe voluto essere vicino a San Francesco. Noi abbiamo rispettato la sua volontà espressa in tempi non sospetti. La sua vita è stata breve ma intensa, pensi che ha fatto una mostra sui miracoli eucaristici nel mondo e approvati dalla Chiesa, che è stata ospitata in tutti e cinque i continenti: attualmente è visibile in Internet, tradotta in varie lingue. Questo è un segno di come il Signore ci stia invitando ad avere una vita eucaristica più intensa.

Carlo ha fatto la prima Comunione a sette anni. Come vi ha manifestato questa esigenza?

Ci chiese di fare la Comunione all’età di quattro anni e mezzo. Nei miei corsi di teologia conobbi un sacerdote che mi chiese aiuto nel catechismo. In questa occasione gli parlai molto di mio figlio e glielo feci conoscere. Lui reputò che potesse fare la comunione e da allora non mancò mai l’appuntamento quotidiano con la S. Messa, la Comunione, il rosario e l’adorazione. La sua giornata verteva intorno a Gesù che era al centro. Tutto il resto ruotava intorno. Era amato da tutti, io credo che vedessero il legame che aveva con il Signore. Le persone che si lasciano trasformare da Gesù e hanno questa forte amicizia con Dio interpellano gli altri poiché irradiano l’immagine di Dio. Tutti noi inconsciamente cerchiamo Dio. Tutti lo hanno percepito in Carlo.

Quando si è ammalato fino ad arrivare alla morte, come è cambiata la sua vita? E come Carlo vi ha aiutato?

Di grazie ne abbiamo avute tante: ho vissuto la morte di Carlo con dolore ma con serenità perché ho capito che era un disegno del Signore. Certamente la vita cambia: i successivi quattro anni prima dell’arrivo dei nostri altri due figli gemelli li ho trascorsi a reperire materiale per la sua fama di santità. Le parrocchie ci chiedevano di dare testimonianza e lo facevamo con piacere anche se con moderazione perché a noi piace rimanere defilati, non è facile avere un figlio candidato all’altare. La malattia è stata fulminea, se ne è andato in tre giorni. Aveva preso un’influenza, poi la scoperta della leucemia di tipo M3 che era silente e in tre giorni si è sviluppata. Avevamo fatto delle analisi qualche giorno prima ed erano perfette. La diagnosi gli è stata comunicata e lui l’ha presa con molta serenità, non si è mai lamentato ed ha mantenuto il suo sorriso nonostante i forti dolori. Io credo che se lo aspettasse, due mesi prima di morire si era filmato e aveva detto che quando avrebbe pesato 70 kg sarebbe morto, così è stato. Carlo si comportava come se avesse chiaro che non sarebbe vissuto a lungo e tante sue affermazioni le ho capite solo dopo la sua morte. Inoltre per me c’è stato un segno importante: in Lombardia il primo dell’anno in chiesa si pesca un santino che ti accompagnerà per tutto l’anno; lui prendeva sempre la Sacra Famiglia, Gesù Bambino, la Madonna e noi ne eravamo gelosi. Nell’anno della sua morte prese Sant’Alessandro Sauli, un Vescovo patrono della gioventù studentesca che non conoscevamo; Carlo è morto proprio nel giorno della sua festa. Il giorno del suo funerale una signora con un tumore lo ha pregato molto ed è guarita, evidentemente era già nota la sua fama di santità. Ci sono altri casi di cui non possiamo parlare: molti si sono convertiti e questo è per me il miracolo più importante. Se anche non venisse beatificato per noi è importante quello che sta facendo, il resto sono cose della terra.

Ora come vivete il rapporto con i vostri due figli alla luce di Carlo?

Li educhiamo alla fede. Anche loro vengono giornalmente con me a Messa, recitiamo insieme il rosario e hanno fatto la prima comunione a 5 anni. Pregano volentieri e ascoltano storie dei santi, che abbiamo messo nel sito di Carlo a disposizione di tutti. Quando siamo in Umbria ci piace frequentare l’Unità pastorale Giovanni XXIII di Foligno e in particolare la parrocchia di Borroni.

Quindi tutta la famiglia grazie a Carlo si è convertita e questa evangelizzazione continua.

Carlo ha segnato la nostra vita dove c’è da tempo molta preghiera. È il Signore che bussa ai cuori, lui mette il seme che poi sboccerà. Carlo intercede per tutti noi e per i suoi amici. Noi non conosciamo i tempi di Dio ma sappiamo che le preghiere sono sempre ascoltate. È il Signore che salva le anime con i tempi di ciascuno, noi continuiamo a raccontare ed evangelizzare. D’altronde nostro figlio ce lo ha insegnato in vita con i suoi piccoli fioretti che faceva per la conversione delle persone. Era consapevole del dramma della vita degli uomini, del fatto che le persone come meta hanno il cielo e ci si potrebbe anche perdere in questa vita. Dio ci ha chiamato ad una corredenzione, noi dobbiamo pregare e frequentare sempre di più l’Eucaristia. Vogliamo creare un interesse verso la vita eterna. I genitori devono iniziare a pregare con i figli fin da piccoli e incentivarli, perché i bambini hanno l’innocenza battesimale per cui sono più portati a Dio. Molti pensano che l’educazione cristiana dei figli inizi al catechismo ma la pianta ormai è formata. Sono i genitori che devono fare i catechisti, pregare in famiglia e allenare i figli alla preghiera, educandoli al bene. Saremo tutti giudicati sull’educazione dei figli. Questo è il nostro impegno di genitori che portiamo avanti con l’aiuto di Carlo.

PAOLA POMPEI

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  1. Franca Cerolini
    12 Gennaio 2020

    Grazie Carlo per la tua vita improntata su Gesù Eucaristia. Oggi i ragazzi vengono al catechismo e non sanno neanche fare il segno della croce, noi catechisti e genitori dobbiamo far amare Gesù con la testimonianza per non far perdere questi giovani nel mondo che attira.
    La vita spirituale va coltivata fin da piccolissimi, poi l’uso degli strumenti tecnologici, aiutano facendo vedere i miracoli che Gesù compie ogni giorno. Uniamo le nostre preghiere perché Carlo interceda per la gioventù e le famiglie.

  2. 10 Maggio 2020

    Sono un padre di un giovane di 29 anni il 24 gennaio 2020 la tremenda è brutta notizia leucemia linfoblastica acuta di tipo T aggressiva e refrattaria nome Carlo P. Io non conoscevo mio figlio come in questi 4 mesi Coraggioso è pieno di speranza di vivere una forza straordinaria così dicono i medici ricoverato presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia il male in questi quasi quattro mesi lo sta distruggendo lui è carico di vita a non mollare il male la colpito al sistema centrale e sotto morfina i medici stanno facendo il loro lavoro gli vogliono bene lo porteranno al trapianto anche con la malattia che non vuole regredire per avere una possibilità esiste solo il trapianto Dio io non conosco i suoi piani ma una la conosco il male che stiamo vedendo è il rovescio del ricamo solo quello stiamo vedendo

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