ok - Intervista Silvia Meniconi definitiva

La folignate Silvia Meniconi: ingegnere di livello internazionale

In un pomeriggio soleggiato ho avuto il piacere di intervistare la professoressa Silvia Meniconi, una nostra concittadina che ha saputo riconoscere le proprie attitudini e le ha trasformate in competenze importanti.
Innanzi tutto quale è il tuo percorso di studi?
Mi sono laureata in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio e ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Civile presso l’Università degli Studi di Perugia. Durante il dottorato, ho vinto una borsa di studio Marie Curie finanziata dalla Comunità Europea e ho studiato presso la Eindhoven University of Technology in Olanda. Ho sempre lavorato all’Università e da novembre scorso sono professore associato iok - Intervista Silvia Meniconi definitiva - Copian Idraulica all’Università degli Studi di Perugia.
Di cosa ti occupi?
Mi occupo di gestione di reti di condotte. In particolare, il mio gruppo di ricerca ha messo a punto una tecnica per la loro diagnosi, ossia per l’individuazione di anomalie, quali perdite idriche, ostruzioni parziali, valvole malfunzionanti. Tale tecnica utilizza prove in moto vario: un’onda di pressione di modesta entità, generata mediante, per esempio, la chiusura di una valvola, si propaga nella condotta e, se incontra un’anomalia, viene in parte riflessa. Registrando la pressione in un punto della rete, si può individuare la tipologia, la posizione dell’anomalia e la sua entità.
So che avete un progetto congiunto con una delle università di Hong Kong, come è iniziata questa collaborazione?
Il progetto di ricerca nasce da una collaborazione cominciata molti anni fa e che si è poi concretizzata, dall’anno scorso, in un progetto di ricerca, nel quale era importante la nostra competenza sperimentale. A Hong Kong, infatti, è molto sentita la problematica delle perdite idriche, sia perché l’acqua viene comprata dalla Cina, sia perché nel 2011 c’è stato uno scoppio della condotta di adduzione dell’acqua nel quartiere finanziario, che lo ha paralizzato per giorni. Il progetto vede la partecipazione di diverse Università: Perugia, Hong Kong University of Science and Technology (14° nel World University Ranking), MIT di Boston, Christchurch in Nuova Zelanda, Toronto in Canada, tra le altre. Noi siamo stati coinvolti perché a Perugia abbiamo uno dei più grandi e accreditati laboratori al mondo che si occupa di idraulica delle reti di condotte. Tra l’altro, abbiamo messo a punto un dispositivo per la generazione ottimale di onde di pressione, che abbiamo utilizzato per analizzare la condotta di adduzione della città di Trento. Tale dispositivo ha vinto il Premio Sostenibilità 2016, attribuito da un comitato tecnico-scientifico durante l’ultima edizione della Mostra Internazionale dell’Acqua, che si tiene a Bologna ogni due anni.
In quanti vi occupate di questa attività?
Il mio gruppo di ricerca è costituito da tre professori (oltre me, i professori Bruno Brunone e Marco Ferrante, entrambi originari di Napoli, ma a Perugia da moltissimi anni) e due assegniste di ricerca perugine. Io insegno Idraulica al corso di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile e Architettura, Dipartimento Ingegneria Civile e Ambientale.
In quanti luoghi avete operato?
Abbiamo stipulato numerose convenzioni di ricerca. In particolare, abbiamo collaborato, oltre che con il già menzionato gestore di Trento, con Metropolitana Milanese, che gestisce la rete idrica di Milano, e con i gestori di Mantova, Sicilia e Umbria.
Chi sovvenziona questi progetti?
Abbiamo convenzioni di ricerca con enti gestori e progetti di ricerca. Nel 2012, ad esempio, abbiamo vinto gli unici due PRIN (Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale) nell’ambito dell’Idraulica, finanziati dal MIUR. Di uno dei due io sono stata coordinatrice nazionale. Sono molto orgogliosa di dirti che nell’ultima VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca), il mio gruppo di ricerca è risultato il primo assoluto in Italia nel settore scientifico-disciplinare Idraulica.
Ogni volta cambia il metodo di lavorare?
Le metodologie dipendono dal territorio e dal tipo d’impianto. Per esempio, a Milano la rete è molto complessa ed estesa; per tale motivo durante le prove, abbiamo dovuto isolare alcuni distretti e analizzarli singolarmente. Questa convenzione ci ha dato molta soddisfazione, perché siamo riusciti a localizzare una perdita in una zona nevralgica per la città: l’allora cantiere di Expo 2015.
Allora non è vero che solo i figli dei professori universitari possono diventare docenti… Quanto è stato importante lo studio, il sacrificio e il rigore nella tua vita?
Fin da quando frequentavo il Liceo Scientifico di Foligno ho studiato tantissimo. Credo fermamente che l’impegno costante e scrupoloso ripaghi sempre. Leggere, aggiornarsi continuamente, conoscere bene l’inglese mi hanno permesso di realizzare ciò per cui mi sono appassionata fin dall’inizio e a 39 anni sono professore e giro il mondo. Non mi ha mai spaventato fermarmi all’Università fino a tardi, perché mi piace quello che faccio. Anche oggi che sono madre continuo a lavorare tanto, correggo le tesi di laurea di notte per non togliere del tempo alle mie meravigliose bambine di 4 e 7 anni.

PAOLA POMPEI

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