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Foligno c’è, ma non si vede Storia di una guida – l’ennesima – che dimentica “lu centru de lu munnu”

Foligno, 1997. Un distinto professore francese, appassionato ed esperto di storia dell’arte, decide di valicare le Alpi. Guida alla mano, si avventura verso le amene terre umbre. Arriva a Gubbio, scende a Montefalco, attraversa Bevagna: il suo fido vademecum lo accompagna in ogni città e gli fa conoscere gli scorci più suggestivi della preziosa valle. Poi, per caso, capita a Foligno: non conosce lu centru de lu munnu, nemmeno la sua guida gli menziona l’ombelico della terra. Stupito di come tanta bellezza possa essere stata nascosta, ne parla e si confronta con la proprietaria dell’albergo in cui alloggia, la signora Anna Rita Pazzani, per tutti la signora Lella dell’Hotel Italia. Non può che sdebitarsi per la svista della guida: tempo una notte e dipinge un piccolo bozzetto in cui immortala il fascino delle città appena visitate. Passano i mesi, persino gli anni. Il distinto professore tornato in Francia non dimentica quell’amena cittadina sfuggita, invece, alla sua guida. Ricomincia il suo viaggio nella verde valle umbra. Questa volta, arriva sicuro a Foligno. Rientra nell’albergo che lo aveva già ospitato e incontra di nuovo la signora con cui tanto aveva commentato l’accaduto. Rivede anche la sua opera d’arte. In men che non si dica, tela alla mano, inizia a dipingere l’Umbria che ha conosciuto, con tutte le sue meraviglie e Foligno, “le centre de l’Ombrie”. I quadri sono ancora oggi esposti nel ristorante dell’Hotel Italia. Il ricordo del professore nella memoria della signora Lella è ancora caro. L’episodio della guida, però, non è l’unico. Già in altre occasioni la Gazzetta di Foligno aveva scoperto guide che descrivevano la città come abbandonata alle lumache e ai silos vuoti. Pure sviste?

ANNAMARIA BARTOLINI

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