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“I CATTOLICI IN POLITICA SONO I PEGGIORI NEMICI DI SE STESSI” La “frustata” di Ferruccio de Bortoli alla prima edizione delle “Conversazioni a Spello”

Sabato 16 Settembre nel quattrocentesco complesso monastico di S. Girolamo di Spello – solcato dalla testimonianza di fratel Carlo Carretto, che qui riposa, e dal 2010 casa di Spiritualità dell’Azione Cattolica Italiana, luogo di formazione e dialogo tra fede e mondo – si è tenuta la prima edizione delle “Conversazioni a Spello”, volute dall’A.C.I. in collaborazione con l’amministrazione comunale. Il tema Cattolici, politica e società è stato affidato a Ferruccio de Bortoli già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 ore, oggi presidente della casa editrice Longanesi. Dopo una riflessione dei presenti sulla tomba di fratel Carlo curata dalla presidenza nazionale ed una visita al monastero guidata dal comune di Spello, il sindaco Moreno Landrini ha porto il saluto della città e il presidente dell’A.C.I. Matteo Truffelli ha introdotto il tema dell’incontro sottolineando l’importanza di cercare forme di spiritualità non disincarnata in un contesto che pur essendo poco motivante chiede nuove responsabilità ai cattolici. Questa in sintesi l’intensa riflessione di de Bortoli. L’Italia del futuro ha bisogno più che mai dei cattolici, peccato che troppi, impegnati soprattutto in politica, abbiano lo sguardo rivolto al passato. Insomma non raramente i cattolici sono i peggiori nemici di se stessi. Alcuni inseguono il miraggio della ricostituzione del partito unico come i cattolici della maggioranza del PD. La DC era un aggregato pluralista di anime diverse, collante indispensabile nell’era delle ideologie contrapposte ma il ritorno al proporzionale non la farà resuscitare. Resusciteranno altri come Berlusconi, ma non lo scudo crociato. Dunque alcune utopie centriste appaiono più segnate dal timore di perdere un relativo potere piuttosto che dalla preoccupazione di difendere un insieme di valori condivisi. La DC sapeva includere, dialogare e portare al naturale compromesso le diverse componenti della società. La mediazione è l’essenza intima dell’arte di governo. La Dc, pur con i suoi difetti e colpe, non fu mai dominata da pensieri unici e da leadership personali. Ebbe cavalli di razza e correnti organizzate, non regni assoluti e dispotici. La sintesi politica, insegna la storia dell’impegno cattolico, è espressione dell’intelligenza e del rispetto delle idee dell’altro e non la tendenza antropologica all’inciucio, termine orribile e da estirpare. I cattolici in politica dovrebbero essere i portatori del dialogo e della comprensione delle ragioni, quando ci sono, dell’altro. Assistiamo invece ad una deriva settaria e di una visione personalistica della politica. Molti cattolici agiscono e pensano come se fossero ancora in maggioranza nel Paese. Così si comporta a volte la stessa Chiesa. Dalla constatazione di essere minoranza, senza il riconoscimento di una rendita di posizione storica, può nascere un nuovo slancio: iniziare processi più che possedere spazi (Evangelii gaudium). Privo di approfondito dibattito nel Paese è stato il passaggio dei valori non negoziabili. Quei valori relativi alla famiglia, ai diritti dei nascituri, alla dignità del fine vita lo sono ancora? Indubbiamente sì ma forse non più così tanto per il comune cittadino di ispirazione cattolica. Le minacce di una società secolarizzata e materialista ai tempi di Wojtyla e Ruini giustificavano anche le pozioni più oltranziste. Oggi quelle minacce sono scomparse o solo attenuate? Il mondo cattolico dimostra nei fatti di subire, anziché contribuire a formare, i provvedimenti che una società moderna non può non affrontare come le unioni civili. È meno ostico difendere barriere valoriali, come la giusta opposizione alla stepchild adoption, se si partecipa all’evoluzione della società, anticipando evoluzioni di buon senso come il testamento biologico. Perché i cattolici danno quasi sempre l’impressione di inseguire e raramente di anticipare l’evoluzione della società sembrando aggrappati al passato? La riflessione sugli eccessi e sui limiti della globalizzazione appartiene di diritto alla sfera cattolica, ma non viene riconosciuto da tutti. Il tema del rispetto dell’ambiente, dell’uomo, dei diritti universali è patrimonio indiscutibile della tradizione cattolica. La Laudato si’ è rimasta confinata alla riflessione colta. Chi meglio dei cattolici può interpretare questo bisogno ecologico dell’età contemporanea? La tragedia dell’immigrazione e la difesa dei diritti, lo ius soli e lo ius culturae, i limiti nella gestione dei flussi, le paure dei cittadini: quale risposta politica da parte dei cattolici? Recenti posizioni recuperano i limiti dell’accoglienza sfatando il pregiudizio del buonismo cattolico che ciecamente travolge i deboli impianti legislativi di una società a bassa legalità come quella italiana. Non si possono dimenticare diritti e paure degli strati più deboli. Essi non sono i poveri così evidenti da beneficiare già delle attenzioni del mondo cattolico, ma una maggioranza invisibile, un ceto medio in declino, una classe operaia minacciata nella sua stessa esistenza che poi votano le proposte politiche più estreme e contrarie alla dottrina della Chiesa. La questione migranti è correlata ai rapporti con l’Islam. Giovanni Paolo II in Ecclesia in Europa sottolineava la necessità di correttezza e prudenza, cosciente del divario culturale esistente e delle profonde radici cristiane europee, raccoglieva il principio della libertà religiosa ma anche la frustrazione per la scarsa reciprocità nei paesi islamici. Quando i cattolici affronteranno questi spigolosi argomenti senza debolezze identitarie? In conclusione, quale dovrebbe essere un rinnovato ruolo dei cattolici in politica, tenendo conto dell’assenza del partito unico e della condizione di minoranza? Paradossalmente c’è l’occasione storica di ridare sostanza ad un senso di cittadinanza inaridito e devastato dalla Rete. La difesa dei valori repubblicani, il rispetto delle istituzioni e della loro laicità, rinnovare il tessuto dei corpi intermedi indispensabili per la comunità e per la democrazia, essere meno indulgenti con se stessi e con gli eccessi di certo potere curiale, recuperare la bellezza del Vangelo.

ANNA MARIA NINASSI

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