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Il paziente collerico e il medico realista

La saggezza popolare ha sempre inserito nella galleria degli sciocchi il paziente collerico che prende a pugni il medico portatore di notizie critiche. Come se, appunto, il medico non sia colui che segnala realisticamente un dato di fatto, ma addirittura la causa stessa della malattia. Questa immagine viene in mente assistendo alla reazione scomposta dei due vice-presidenti del consiglio di fronte ai dati forniti da Tito Boeri presidente dell’Inps. Il primo attacco è partito sulle pensioni. Com’è noto, il sistema pensionistico si regge su una partita di giro. Le pensioni di oggi sono di fatto pagate dai contributi versati dai lavoratori di oggi. Ma più si restringe la platea dei lavoratori e più cresce il rischio che non ci siano i soldi per pagare le pensioni di oggi e di domani. L’Inps colloca addirittura intorno al 2050 l’inizio della criticità nel pagamento delle pensioni. Rispetto a ciò il “medico” Boeri ha fatto presente che occorresse ampliare la massa dei lavoratori. Ma poiché il calo demografico degli italiani autoctoni non consente di fare proiezioni favorevoli, lo stesso Boeri e tutti i demografi italiani hanno sottolineato l’opportunità di ricorrere a lavoratori stranieri. Già oggi gli immigrati versano annualmente 11 miliardi di contributi previdenziali, corrispondenti al costo di 640 mila pensioni.
Di fronte a ciò, il ministro Salvini si è inalberato. Siccome per lui gli immigrati sono sinonimo di illegalità, ovvero un’occasione per mostrarsi come uomo forte, l’invito di Boeri a valutare una politica di ingressi diversa da quella dei respingimenti (magari una politica selettiva per quote) gli è sembrata un’offesa di lesa maestà.
Il secondo attacco a Boeri è venuto da Di Maio. Il cosiddetto Decreto Dignità si basa, come tutti i decreti di spesa, su una relazione di accompagnamento dei tecnici del Ministero dell’Economia e Finanza che illustra i costi, le coperture e i vantaggi dell’operazione. Da sempre, in materia di lavoro, i tecnici del MEF utilizzano i dati oggettivi forniti dall’Inps, perché l’Inps è l’unico ente nazionale che possiede le informazioni e può fare proiezioni attendibili sull’andamento delle forze lavoro. Improvvisamente Di Maio ha gridato al tradimento, scoprendo che nella relazione d’accompagnamento è scritto che nel breve periodo, a causa dell’accorciamento dei contratti a termine, ci sarà una perdita di 8.000 posti di lavoro. E allora apriti cielo. Con la solidarietà pelosa del ministro Tria, è entrato in scena Salvini per dire che Boeri, in carica per legge fino al 2019, avrebbe fatto bene a dare le dimissioni.
Concludendo: Salvini e Di Maio hanno tutto il diritto di dare seguito alle promesse elettorali, ma non possono comportarsi da dilettanti allo sbaraglio, dando l’impressione di essere due pazienti collerici che prendono a pugni il medico curante.

ROBERTO SEGATORI

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