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Gli umbri si aspettano maturità e onestà intellettuale

Quando i confini di vittoria e sconfitta sono netti non c’è mai nulla di banale: gli ultimi 18 mesi passeranno alla storia della nostra regione come quelli in cui gli dei sono caduti a terra e si è scoperto che per batterli non c’è stato nemmeno bisogno di reclutare i giganti.

Il trionfo storico e schiacciante del centrodestra a trazione Lega ha avuto come colonna sonora il tonfo cupo e decadente della strana coppia Pd-M5S. Una volta tanto, tutti gli attori coinvolti sono d’accordo sull’incontrovertibile risultato, che non lascia spazio a giochi di prestigio lessicali: dal 1970 a oggi l’Umbria era sempre stata governata dalla sinistra. Venti punti percentuale di distacco tra Donatella Tesei (57,5%) e Vincenzo Bianconi (37,5%) sono tanti, appaiono persino troppi.

Sappiamo bene che i progetti pseudo-civici che nascono poco prima della presentazione delle liste elettorali sono spesso destinati al fallimento, perché non hanno radici e sono il frutto di sgangherata improvvisazione intorno al primo che dice “sì”, magari più per se stesso che per la comunità. Candidatura arrivata dopo il niet categorico di diversi nomi eccellenti, quella di Bianconi ha sancito l’alleanza impossibile tra gli spodestati e gli smascheratori, l’improponibile coalizione tra chi ha detenuto il potere e coloro che più di tutti hanno contribuito a destituirlo. Posto che dopo Sanitopoli e la decapitazione del PD umbro nessuna chance ci sarebbe stata per l’ex-primo partito (22,3% il risultato finale), i Cinquestelle hanno pagato il prezzo più alto, come capita spesso agli incoerenti. Basti pensare che poco più di un anno fa, alle Politiche del marzo 2018, il M5S era il primo partito in Umbria con il 27,53% e ora è sceso al 7,4%: una débâcle che amplifica il rumore dovuto al crollo del fortilizio rosso.

Gli oltre 154.000 voti alla Lega (37%) danno la portata della vittoria, che viene giustamente festeggiata e che è frutto anche dei consensi raccolti da Fratelli d’Italia (10,4%) e Forza Italia (5,5%). Terminata la baldoria comincerà la “competizione” vera e propria, quella che ha per oggetto il mantenimento delle promesse elettorali. I cittadini umbri si aspettano meno opacità, ma anche il perfezionamento di ciò che di buono è stato fatto finora; di sicuro si attendono un miglioramento delle proprie condizioni economico-sociali, chi è stato scelto per la costruzione del bene comune non deve pensare a sterili rese dei conti. Non basterà sostituire le persone, occorrerà rivitalizzare un territorio ripiegato su se stesso, con poca intraprendenza e demograficamente imbarazzante. Se lo aspettano in molti, anche dalle nostre parti, pur rimaste orfane di rappresentanti in Regione.

Ci piacerebbe un po’ di onestà intellettuale da parte di tutti. Se con la fede grande quanto un granellino di senape potremmo ordinare a un gelso di sradicarsi e piantarsi in mare, basterebbero maturità e purezza di pensiero delle stesse dimensioni per accettare le conseguenze della disfatta tra gli sconfitti (senza lo spettro del Ventennio) e per far sì che i vittoriosi governino con responsabilità priva di spirito di vendetta (senza lo spettro del Ventennio).

ENRICO PRESILLA

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