
Autonomi e imprenditori: la beffa della moratoria mutui prima casa
La semplificazione è un concetto alla moda, da anni cavalcato in ogni dibattito televisivo, su Twitter o su Facebook, dai politici di turno più o meno navigati ma, a conti fatti resta appunto, un concetto alla moda ancora oggi. Ne deriva che leggere le norme e rispettarle è un pericoloso percorso a ostacoli, un dilemma del prigioniero.
Il DL ‘Cura Italia’ non fa eccezione; come rappresentato in precedenti contributi, infatti, anche i professionisti, abituati a confrontarsi con le complessità normative, hanno riscontrato difficoltà interpretative e hanno segnalato invano problematiche attuative.
Così dopo il patatrac dell’indennità Covid-19 gestita dall’INPS, che ha manifestato la discrasia e l’incapacità del sistema amministrativo italiano, ecco che dalla lettura del modulo, licenziato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, necessario per la domanda di moratoria “mutui prima casa”, emerge la sconcertante esclusione dei piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, in forma individuale o in qualità di soci.
Li esclude una nota, piccola ma chiara, dove viene spiegato che sono ammessi alla misura solo i lavoratori autonomi di attività non imprenditoriali e liberi professionisti iscritti agli Albi (fermo restando l’obbligo di autocertificare un calo del fatturato superiore al 33 % rispetto all’ultimo trimestre del 2019).
Sfido chiunque a capire la ratio sottostante a questa esclusione, almeno per due motivi: primo, l’art. 54 (Attuazione del Fondo solidarietà mutui “prima casa”, cd. “Fondo Gasparrini”) del DL ‘Cura Italia’, che essendo contenuto in un provvedimento a carattere emergenziale, deve essere applicabile indiscriminatamente; secondo, dalla relazione di accompagnamento al provvedimento non emergono limitazioni alla fruizione della moratoria.
Una diversa interpretazione sarebbe in contrasto con l’art. 3 della Carta costituzionale che recita: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma è mai possibile che in Italia, ogni volta che viene approvata una legge la mano sinistra non sappia cosa fa la destra?
Speriamo che il decreto annunciato e di prossima uscita non sia caratterizzato dal solito bizantinismo e al contrario sia chiaro, di facile applicazione e corregga il tiro di quelle norme fuori bersaglio
GIOVANNI BERTI dott. commercialista – revisore dei conti