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Lola, Rolando e don Franco: quando la carità si fa persona

Da oltre quaranta anni don Franco Valeriani tende la mano alle persone fragili: dai minori con situazioni familiari difficili ai tossicodipendenti. Nella sua esperienza anche l’appassionata collaborazione con Eleonora “Lola” Ansuini, donna che ha speso la vita per la comunità “La Tenda” e scomparsa recentemente

Una vita al servizio degli altri, spesa in silenzio. Così come in silenzio ha deciso di andarsene. Senza fare notizia, senza che nessuno la ricordasse pubblicamente. Perché troppo spesso essere al fianco degli emarginati non fa “rumore”. Ma quella di Eleonora Ansuini, conosciuta da tutti come Lola, è stata una vita di misericordia e amore puro verso il prossimo. Una vita incentrata sulla carità e sull’amore per gli ultimi. Un servizio spinto e guidato da una profonda fede, la stessa alla quale il marito Rolando Buono si è convertito in età adulta. La bontà di Lola e Rolando è stata contagiosa. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta, i due coniugi aprirono la loro casa di Foligno a bambini e ragazzi “di strada”, con alle spalle situazioni familiari difficili. Ogni volta che la porta dei coniugi Buono si spalancava, ad aprirsi era anche il cuore dei giovani, ai quali i due insegnavano catechismo per prepararli a ricevere i Sacramenti. All’insegnamento Lola univa le sue eccellenti doti di cuoca e tutto l’amore verso coloro che sentiva davvero come suoi figli. Ma una tappa fondamentale della vita di carità per Lola è stata senza ombra di dubbio la realizzazione della comunità “La Tenda”. Fondamentale, in questo caso, il rapporto con don Franco Valeriani. Anche lui un prete “degli ultimi”. Dopo le esperienze capitoline con i senzatetto, con il ritorno in Umbria don Franco ha sempre voluto che le realtà da lui guidate si ponessero obiettivi concreti di carità. Tra i più significativi c’è stato proprio quello della comunità “La Tenda”, in origine mossa da puro volontariato verso i tossicodipendenti e le persone sieropositive. A oltre quaranta anni dall’avvio di quello straordinario esperimento di carità, nessuno di loro ne fa più parte. Rolando prima e Lola da pochissimo se ne sono andati. Don Franco ha invece deciso di avviare “La Stella del Mattino”. Ma per il parroco, da anni punto di riferimento per Valtopina, è impossibile dimenticare tutto il bene fatto ai ragazzi recuperati dalla strada o cacciati da casa da famiglie che non ne volevano sapere di avere un tossico o un malato tra le proprie mura. “Ne avremmo ospitati e salvati mille, duemila… sinceramente ho perso il conto” dice don Franco con un pizzico d’orgoglio e leggera commozione. È alla sua testimonianza che affidiamo il racconto di quanto è stato fatto in tutti questi anni. “Secondo me – afferma don Franco – il sacerdote deve affidarsi agli ultimi. La testimonianza del Vangelo deve sempre contare. Ho iniziato questo cammino negli anni Settanta, un periodo pieno di difficoltà ma anche di speranza. È stato il vescovo Siro (Silvestri, ndr) il primo a credere in questa mia volontà, successivamente con il vescovo Giovanni (Benedetti, ndr) ho ricevuto un incarico ufficiale e, attraverso un decreto, mi nominò responsabile della ‘devianza’. Per me i gruppi parrocchiali dovevano e devono avere uno scopo, per far sì che possano crearsi persone incisive nella società e non solamente dei ‘benpensanti’…

Di FABIO LUCCIOLI 

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