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Un Natale vero

Dire Natale è sempre più difficile. Se non altro, perché la parola che sembra più vicina è quella di “denatalità”, che è uno dei nostri problemi nazionali più rilevanti. L’Italia delle culle vuote e delle case prive degli strilli dei bimbi è votata alla tristezza. Dire Natale è sempre più difficile anche perché lo stesso Natale della fede è ormai sempre più vago. Ad Annifo, alla periferia di Foligno, si è recentemente svolto un bel convegno sul presepe, e si è evidenziato quanto questa tradizione tutta cristiana e francescana sia da custodire anche per conservare a zone ormai spopolate, ampiamente marginalizzate, un minimo di “identità”. Un tempo era soprattutto identità di fede (non a caso il convegno si svolgeva in una chiesa). Ad Annifo non si è fatto fatica a ribadire che il Natale è la festa della nascita di Gesù. Ma per quanti oggi questo è chiaro? Il minimo che possa capitare a un bambino di oggi è scambiare il Natale per la festa di Babbo Natale. In realtà, a fare poi i conti con questa figura simpatica dell’immaginario collettivo, si potrebbe anche trovarvi un aggancio teologico. L’ho tentato quando, il 18 dicembre, alla stazione di Foligno, sono stato con la Caritas ad aspettare il treno di Babbo Natale per i bambini poveri. Spettacolo bellissimo di bambini che, con i loro genitori, hanno portato doni per i loro amici più svantaggiati. E Babbo Natale ha fatto la loro gioia: tutti a chiedere una fotografia con il barbuto vecchietto delle nevi. Ho provato a ricordare, mentre il coro di San Giovanni Profiamma eseguiva bei canti natalizi, che il vero babbo, non pura fantasia, è quello che Gesù, nascendo a Betlemme, ci ha rivelato. Il babbo del cielo che lui chiamava “Abba”, cioè papà. E tutto comincia, a Natale, con questa grande e bella notizia: Dio è un padre che non dimentica i suoi figli. Ci vuole bene. È davvero il nostro papà. E lo dimostra dandoci il suo Figlio eterno perché diventi nostro fratello e ci prenda per mano. Mi auguro che tutti i presenti abbiano accolto questo spunto di fede. E comunque, lo spirito di carità che si è espresso nella generosa elargizione di doni era già di per sé qualcosa di vero, di natalizio. Perché il Bimbo di Betlemme è venuto per questo: per ricondurci all’amore, per renderlo possibile, per farcelo vivere concretamente. Se ci mettiamo sull’onda dell’amore, già siamo in qualche modo sull’onda della fede. Un’esperienza, ugualmente natalizia, è quella che ho vissuto al Centro Fratelli Tutti, incontrando i fratelli e sorelle ucraini che abbiamo potuto ospitare in questa e altre strutture. A Natale sarò con loro per il pranzo. Ma già questo incontro è stato tanto commovente. Sui volti di quelle mamme sembrava di vedere lo strazio dei bombardamenti, delle macerie, del freddo pungente di quel paese aggredito dove non ci sarà la gioia del Natale ma l’angoscia di una incredibile guerra che non accenna a finire. Un principio cristiano è che non possiamo essere felici da soli. “Gioite con chi gioisce, piangete con chi piange”, scrive l’apostolo Paolo. In questa situazione di “chiaro-scuro” anche il nostro non può essere che un Natale “diverso”. Ma sarà pur sempre il Natale, la festa del “Dio con noi”. E mi auguro porti serenità e pace nelle famiglie e nei cuori. Buon Natale!

+ VESCOVO DOMENICO

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