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Guarire dal ridere

Clown e giocolieri nell’Ospedale di Foligno

Incontro Stefano Di Salvo nella sede della Gazzetta, presso l’Istituto San Carlo. So solo che è il presidente di un’associazione che fa clown-terapia a Foligno e che è in programma un Corso Clown in questi giorni. Gli chiedo se l’intervista serva a pubblicizzare il corso, mi risponde allegro che hanno già troppe adesioni e dovranno dire qualche no. Capisco che non gli occorre farsi conoscere, intuisco che servirà a me conoscerli e che sarà anche un bel regalo per i nostri lettori.

Parliamo della vostra associazione…
L’Associazione Oasi è una onlus nata nel 2009. Quando abbiamo iniziato eravamo in cinque, oggi siamo 33. Facciamo diverse attività, ma sempre rivolte ai bambini, come dice lo Statuto. Abbiamo partecipato a un progetto con il Comune: Leggerò, per coltivare nei bambini il gusto della lettura. Abbiamo inventato una favola e poi l’abbiamo rappresentata; abbiamo fatto anche altri spettacoli per bambini, sempre gratuiti, che però ci hanno permesso di raccogliere offerte per comprare strumenti utili al Reparto di Pediatria di Foligno, per esempio l’aerosol pediatrico, che è colorato e fatto a forma di giocattolo. Tecnicamente è un aerosol come gli altri, ma per i bambini è tutta un’altra cosa.
Che cosa ti ha portato a fare il clown?
Avevo appreso dalla televisione l’esistenza di questa realtà, poi mi sono informato e ho scoperto che esisteva a Perugia, ho fatto il corso e ho iniziato così. La nostra attività si svolge prevalentemente nel reparto di pediatria. In realtà clown-terapia è un nome improprio. Si usa in riferimento a Patch Adams, ma lui stesso – lo abbiamo incontrato un paio di volte, svolgendo dei corsi con lui – dice che essere clown di per sé non è una terapia.
Che cos’è allora una terapia?
Quello che conta è come ci si pone rispetto a chi soffre, va curata la persona, non la malattia. Per questo alla medicina va affiancato il rapporto umano, perché sono l’una e l’altro insieme che aiutano a guarire.
Voi siete medici?
No, appunto. Tra noi c’è qualche infermiere, ma c’è anche l’operaio, la casalinga, qualche studente. Io sono impiegato per una compagnia di assicurazioni. Non faccio il clown, ma il prestigiatore, i bambini impazziscono per la magia. Per conquistarli basta far sparire e riapparire una pallina. Altri fanno palloncini, bolle di sapone e tanto altro ancora.
Patch Adams è proprio come nel film?
Il film è romanzato, ma quello che c’è di vero è la passione per la persona. Le clownerie servono solo a questo, sono espressione dell’aver cura delle persone.
So che quest’idea ha fatto fatica a penetrare negli ospedali, qualcuno avrà pensato che non fosse “serio” ridere e scherzare laddove la gente soffre…
A Foligno il personale è giovane e ha capito subito che quello che facciamo aiuta i bambini, e anche le loro famiglie, anzi a volte i medici ci aspettano per il giro delle visite, e ci indicano le camere in cui si trovano pazienti particolari. Certo che sarebbe inutile la nostra presenza due o tre volte alla settimana, se poi quando non ci siamo il personale si comportasse in maniera opposta. Siamo inseriti in un progetto di umanizzazione della vita nell’ospedale, e questo progetto lo condividiamo con chi ci lavora, altrimenti le nostre 10 ore di animazione sarebbero completamente inutili.
Ma fate ridere?
Noi non dobbiamo far ridere e neanche dare uno spettacolo, ma regalare un’oasi di serenità, spezzare il ritmo monotono e pesante che si crea dentro il reparto. Ogni 15 giorni ci sono le gastroscopie dei bambini, che devono essere prelevati e portati via in barella. Si crea una tensione palpabile, ma basta un gioco di magia o una scenetta per distrarre i bimbi da questa situazione. Li accompagniamo anche per tutto il percorso in barella, perciò il personale ormai aspetta noi, prima di cominciare questo tipo di operazioni. E questo si fa anche in reparti oncologici, e anche con gli adulti, è chiaro che è più facile farsi accettare dai bambini.
Adesso che cosa bolle in pentola?
Stiamo preparando un grande evento, uno spettacolo di magia con un prestigiatore famoso: il mago Fax, che è stato per 5 volte nel Guinnes dei Primati. Si farà al Teatro San Carlo la sera del 30 Aprile e con il ricavato compreremo materiale da usare in pediatria. Però non ci sarà il biglietto da pagare, vogliamo che sia aperto a tutti i bambini di Foligno, chi potrà farlo lascerà un’offerta.

© Gazzetta di Foligno – FRANCESCO BOVI

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