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Speciale Primo Maggio

La festa dei lavoratori non verrà celebrata in Umbria (come in molte altre regioni) in modo unitario. La riflessione del direttore editoriale Antonio Nizzi, il punto di vista della CISL reccontato dal segretario di Foligno Pierpaola Pietrantozzi.

Conclude la presentazione di un’indagine sull’inserimento lavorativo postuniversitario.

 

Il 1° Maggio in Umbria
Tra divisioni e debolezze

Da noi i Sindacati festeggiano il 1° Maggio in ordine sparso. Per il Segretario regionale Cisl Umbria, Ulderico Sbarra, è la Cgil che rompe l’unità sindacale con l’ autoproclamazione dello sciopero del 6 maggio. “La Cgil – denuncia – non può trasformare la festa dei lavoratori nel trampolino di lancio per una propria iniziativa e per questo costringe le altre organizzazioni sindacali a provvedere in un modo alternativo”. La decisione unilaterale dello sciopero e della sua data assume, per la Cisl, un grande valore simbolico e la dice lunga sulla reale volontà della Cgil di agire in maniera unitaria. Insomma, conclude Sbarra, “la Cgil sbandiera l’unità, ma agisce per separare e dividere”. Immediata la risposta di Mario Bravi, Segretario della Cgil Umbria: “Ricordiamo a Sbarra che il 1° maggio unitario rappresenta i valori che la Cgil ha sempre portato avanti anche nelle piazze di quest’anno”. Segue il rimprovero alla Cisl per non aver partecipato all’iniziativa di Assisi con Susanna Camusso e per aver fatto, insieme alla Uil, l’accordo separato sul commercio. Dunque, “è della Cisl la responsabilità della divisione”.
Non ci nascondiamo le difficoltà del momento, che chiedono al sindacato la doppia capacità di rivendicare e, insieme, di proporre. Sappiamo anche che le divisioni fra le organizzazioni sindacali hanno attraversato la storia del nostro Paese nei suoi passaggi cruciali, dalla “marcia dei quarantamila” impiegati Fiat a Torino del 1980 al decreto del Governo Craxi sulla scala mobile, condiviso allora da Cisl e Uil e fortemente contrastato da Cgil e Pci. E ancora oggi, dal recente referendum di Mirafiori ai sindacati della scuola – ma gli esempi potrebbero continuare – le divisioni non mancano. Bisognerà però evitare che il bipolarismo politico diventi anche bipolarismo sindacale. E questo vale per il Paese come per la nostra Regione. Di sicuro, di queste polemiche sul 1° maggio – almeno sul primo maggio! – l’Umbria non sentiva particolare bisogno. Ci aspettavamo, invece, sindacati più compatti nell’individuare un nuovo modello di sviluppo per rilanciare l’Umbria, in vista soprattutto dei nuovi scenari federalisti. Ci aspettavamo sindacati più coraggiosi nel capire e nell’ascoltare gli uomini e le donne, i giovani soprattutto, che le forze sindacali sempre meno intercettano e tutelano rispetto al passato. Oggi i problemi non mancano nella nostra Regione, sempre che li si voglia vedere: la povertà, come denunciano da tempo le Caritas diocesane, diventa sempre più donna, attacca il lavoro, sconvolge la famiglia, corrode la scuola. Oggi la disoccupazione riguarda principalmente le categorie deboli. Sembra meno esplosiva rispetto al passato, perché è più assistita sia dallo Stato che dalle famiglie, ma è anche più disgregante. Inoltre, una regione anagraficamente molto anziana, come è l’Umbria, non può non ripensare i modelli delle garanzie e della coesione sociale. Dicendo questo, però, non accettiamo il ricatto di chi considera in alternativa occupazione e protezione sociale. Diciamo piuttosto che occorre, anche da noi, un rinnovamento di cultura politica per aiutare una regione con troppi disoccupati e in continuo aumento. La speranza è che anche in Umbria i sindacati ne siano consapevoli e tornino a lavorare insieme.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

 

Meglio soli che…
Abbiamo chiesto alla dott.ssa Pierpaola Pietrantozzi, segretario generale CISL Foligno, le ragioni della mancata celebrazione unitaria del Primo Maggio

Pierpaola Pietrantozzi, segretario generale USCT Foligno

Il Primo Maggio le sigle sindacali umbre non faranno festa insieme, non è una sconfitta dell’intero movimento sindacale?
L’unità è un valore che va certamente perseguito, perché dà forza ai processi, ma non lo si può fare ad ogni costo, non a scapito dell’identità delle singole forze che compongono l’unità.
Ma a livello nazionale la celebrazione sarà unitaria…
Solo perché la decisione è stata presa mesi fa. Le diversità più eclatanti tra le principali sigle sindacali si sono infatti conclamate a livello nazionale, anche se hanno ripercussioni a livello locale.
Ad esempio?
Senza tornare alla mancata firma del nuovo modello contrattuale (Gennaio 2009) e dell’accordo Fiat da parte della CGL, c’è la questione dello sciopero proclamato unilateralmente per il 6 Maggio, una data che cade tra la celebrazione della festa dei lavoratori e le elezioni amministrative! Un tentativo di strumentalizzazione a fini politici della festa dei lavoratori al quale non ci possiamo associare in alcun modo.
Non avranno avuto influenza, per il caso umbro, le evidenti frizioni tra i segretari regionali CGL e CISL Bravi e Sbarra?
Queste sono solo la conseguenza di una profonda diversità di politica sindacale. In questa fase crediamo di interpretare con responsabilità la funzione di un moderno sindacato, ma veniamo accusati di essere la stampella del governo! La verità è che la CGL è rimasta ancorata ad un modello sindacale di tipo “conservatoristico”.
Non le pare che più che litigare tra di loro i sindacati dovrebbero cercare di fare gli interessi dei lavoratori?
Guardi che nei posti di lavoro, anche se non a Foligno, noi veniamo attaccati e additati come “traditori”! Perché? Solo perché abbiamo lavorato coraggiosamente al rinnovamento di una linea sindacale maggiormente adeguata al contesto socioeconomico attuale, che ci ha portato ad ottenere importanti risultati per i lavoratori!
Che farà dunque la CISL per il primo Maggio?
Ci asterremo da proclamazioni politiche, lasceremo le piazze a chi le vuole, ma parteciperemo a quelle iniziative festose che tradizionalmente si svolgono nel territorio, anche assieme agli altri sindacati. Da parte nostra proporremo una riflessione sui temi del lavoro in una tavola rotonda che si concluderà con una festa.

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

 

Dall’Università al lavoro
Un’indagine sull’inserimento dei neolaureati dell’Università di Perugia

“Transizione università, lavoro e occupazione giovanile” è il titolo del libro presentato il 31 marzo scorso presso l’Università degli Studi di Perugia, nel corso di un incontro organizzato dalla CISL dell’Umbria e dalla Facoltà di Economia e Scienze Politiche. Si tratta di un interessante volume, curato da Pierluigi Grasselli e Marcello Signorelli, dell’ateneo perugino, avente per oggetto un’analisi dei molteplici aspetti riguardanti il processo di transizione dei neolaureati verso l’inserimento nel mercato del lavoro, con un’attenzione particolare alla condizione dei neolaureati dell’Università di Perugia.
“Come risulta dagli studi inclusi nel volume – spiega il prof. Grasselli – le dinamiche e le caratteristiche dei processi di transizione università-lavoro sono sottoposte all’influsso di una molteplicità di determinanti, appartenenti per lo più al complesso istruzione-formazione-mondo delle imprese-mondo del lavoro, a loro volta espressioni di più generali tendenze di natura economica e sociale”. Ed evidenzia, tra l’altro, che, quanto ai tempi della transizione, si può andare da un anno e tre mesi, nei casi migliori, a cinque anni e sei mesi, in quelli peggiori.
Tematiche di massimo interesse per la CISL dell’Umbria, che ha chiamato un segretario nazionale della Confederazione, Giorgio Santini, a svolgere una delle due relazioni principali del Convegno.
Riferendosi ampiamente ai dati del Rapporto Almalaurea, il segretario nazionale della CISL ha subito evidenziato come il quadro di riferimento occupazionale veda, nel nostro paese, una disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli vicini al 30%, con la presenza di aree di rischio per molti giovani che non riescono nemmeno ad assolvere l’obbligo formativo e rimangono in un limbo di inattività senza studiare né lavorare.
È pertanto fondamentale – ha sottolineato Santini – non sottovalutare e affrontare urgentemente la questione giovanile nel nostro paese, misurandoci innanzitutto con la criticità storica della lunghezza di transizione tra percorsi di istruzione e formazione e lavoro.
Entrando nel dettaglio dell’indagine, Santini ha tra l’altro evidenziato che aumenta ulteriormente la disoccupazione fra i laureati triennali (anche se in misura inferiore rispetto all’anno passato), dal 15 al 16%, e che cresce anche fra i laureati specialistici biennali, dal 16 al 18% (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita di oltre 5 punti percentuali). Ma cresce anche fra gli specialistici a ciclo unico: dal 14 al 16,5% (rispetto all’aumento di 5 punti percentuali registrato dall’indagine precedente).
Ma i dati che ci preoccupano di più come Cisl – ha concluso – sono quelli che registrano che, ad un anno dall’acquisizione del titolo, diminuisce il lavoro stabile in misura superiore alla contrazione registrata l’anno precedente per i laureati di ogni livello.
Non è mancato, alla fine del convegno, l’affondo del segretario generale della CISL dell’Umbria, Ulderico Sbarra, il quale, rilevato come l’ateneo di Perugia non abbia finora portato innovazioni e idee e che ora debba guardare oltre l’attuale sistema produttivo in declino, ha concluso osservando che “occorre qualcosa di nuovo che consenta di creare ricchezza all’interno dell’Umbria, perché risorse da fuori non ne arriveranno più. E l’unico modo per reperirle è ridurre sprechi e privilegi e contrastare l’evasione”.

© Gazzetta di Foligno – ALVARO BUCCI

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