Ugolino di Gisberto 250

In sintonia con l’arte: Ugolino di Gisberto

I modi venati di accentuato patetismo rappresentano la firma più autentica dell’arte umbra del Rinascimento. I risultati più alti in merito furono raggiunti dal grande Nicolò di Liberatore detto l’Alunno, che seppe coniugare queste inflessioni drammatiche con una nobile compostezza.

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Tuttavia è nella produzione del meno noto Ugolino di Gisberto che le pose teatrali, talvolta accentuate al punto da richiamare i drammi di una sacra rappresentazione, si individuano con maggiore evidenza. Nato a Torre del Colle di Bevagna, Ugolino lavorò gomito a gomito con Nicolò, formandosi all’interno della bottega del suocero di quest’ultimo, Pietro di Mazzaforte, e realizzando numerosi affreschi in diverse chiese del Folignate, come San Francesco, Santa Caterina, Santa Maria delle Grazie di Rasiglia, Santa Maria Giacobbe di Pale. Nel 1491 Ugolino firma una Madonna in trono col Bambino proveniente dal monastero di Santa Caterina, ora nel Museo di Palazzo Trinci. È datato tre anni più tardi l’affresco raffigurante la Madonna di Loreto affiancata da una dolente Pietà proveniente da Vescia, anch’esso esposto nel museo della nostra città (fig. 1).

Fig.02
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Un altro dipinto che reca la firma di Ugolino, visibile sulla parete sinistra della chiesa di Santa Maria Infraportas, presenta una data mutila e non scioglibile con certezza (in passato venne letto “MD…”, in realtà quello che si riesce a sciogliere è “AD 23 D…”) (fig. 2).
La mano di Ugolino di Gisberto si riconosce anche nel frammento di affresco che si trova nell’odierna sacrestia della chiesa di San Francesco, rappresentante i Santi Sebastiano e Rocco. L’opera fu realizzata probabilmente intorno al 1496, anno in cui Ugolino compare come teste in un documento rogato all’interno del complesso religioso dei francescani. Tipico dei personaggi di Ugolino è il volto del San Rocco, dagli occhi turbati che si rivolgono supplici verso il cielo (fig. 3).

Fig.03
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Sono poi da ascrivere a Ugolino di Gisberto le piccole tele raffiguranti busti di frati che decorano l’armadio realizzato da Pollione di Gaspare, conservato nella sacrestia della chiesa folignate di San Nicolò. La frequentazione fra i due artisti è documentata da una serie di atti notarili, datati a partire dal 1477.
Dai documenti apprendiamo che Ugolino intrattenne rapporti professionali con diversi pittori attivi a Foligno, come i fratelli Valerio e Feliciano de’ Muti o Polidoro di Bartolomeo, con il quale nel 1477 affrescò stemmi e fregi in alcuni vani del palazzo apostolico. Gli affreschi sono oggi perduti, così come il dipinto che venne commissionato ad Ugolino due anni dopo, raffigurante l’Annunciazione della Vergine con i santi patroni cittadini, nella nuova loggia inferiore del palazzo dei Priori, ma la collaborazione con la misteriosa figura di Polidoro, figlio del grande pittore Bartolomeo di Tommaso, costituisce un ulteriore tassello per la ricostruzione del ricco panorama di rapporti lavorativi esistente fra artisti attivi nel territorio folignate.

Fig.04
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Nel nutrito catalogo delle opere attribuite a Ugolino di Gisberto vanno aggiunti un perduto affresco raffigurante la Madonna col Bambino fra i santi Rocco e Sebastiano che negli anni ’30 del secolo scorso era visibile in una casa nella frazione folignate di Serrone e i numerosi soggetti votivi eseguiti nel 1519 sulle pareti della chiesa di San Mauro a Volperino. Elementi grafici facilmente individuabili nelle sue opere sono le capigliature mosse e fluenti, i volti imbambolati dalle gote gonfie e i grandi occhi color nocciola, un po’ sporgenti e dalle lunghe ciglia.
Le tipiche fisionomie dei personaggi che caratterizzano i dipinti certi di Ugolino sono a mio giudizio ravvisabili anche in un’opera che si trova a Castelbuono, frazione di

Fig.05
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Bevagna nelle immediate vicinanze di Torre del Colle: si tratta di un tabernacolo realizzato sulla parete esterna di una casa privata, raffigurante un’assai deperita Crocifissione con i simboli della Passione e, sugli sguanci, le figure dei due Dolenti (figg. 4-5). Il dolore indicibile di Maria è rappresentato dal gesto, di sapore teatrale, di portarsi la mano al volto, ma è soprattutto la figura di Giovanni Evangelista che, nonostante le ampie lacune della superficie affrescata, ci interroga ancora oggi, con la sua fronte corrucciata e i suoi occhi persi nel vuoto.

Emanuela Cecconelli

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