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Dove va la sanità in Umbria?

Perché la sanità umbra è precipitata in uno score qualitativo dai primi posti in Italia a una posizione meno che intermedia in circa un anno di tempo? Perché l’assistenza sanitaria a Perugia, Foligno e Spoleto è in sofferenza? Perché in Umbria per la prima volta da decenni l’aspettativa di vita è ridotta? Sono interrogativi che non ci lasciano indifferenti, soprattutto se teniamo alla nostra salute. Possiamo dire che si registra una riacutizzazione dei sette vizi capitali della medicina: liste di attesa, malasanità, ospedali, razionamento assistenziale (LEA), ticket e co-pagamento, ingerenza politica, spoil system. Trattare i sette vizi ci porterebbe lontano, mi limito a parlare delle liste di attesa e sulla politica in sanità. Tutti si chiedono che senso ha attendere 5-6 mesi per effettuare un’ecografia o una visita oculistica o nefrologica. Che valore può avere una Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) prescritta per sospetto tumore cerebrale e prenotata dopo 5 mesi. E ancora una coloscopia eseguita 6 mesi dopo la richiesta per accertare la diagnosi di neoplasia del colon. Certo qualcuno può dire che se la patologia è acuta ci sono delle corsie preferenziali che conducono ad accertamenti diagnostici. In ogni caso a scapito di qualcun altro. Se l’attesa per un intervento di protesi d’anca si allunga da 180 a 340 giorni, nessuno richiede la pratica d’urgenza, ma urgente è la condizione del malato con una patologia dolorosa ed invalidante. Allora che fare? Maggiore disponibilità dei servizi e del personale. Ma questi costano e i tempi sono duri per tutti. Ridurre la richiesta di esami. Oggi c’è di mezzo la medicina difensiva attuata dai medici per non incorrere domani in una condanna penale per omissione di atti d’ufficio. Si invoca l’appropriatezza della richiesta affinché i sistemi sanitari mirino al soddisfacimento della domanda prima dei bisogni; ma quando l’individuo malato si rivolge al servizio sanitario, ha già superato la fase dell’appropriatezza, proprio perché non ne può fare a meno. Chiede perciò di essere soddisfatto in tempi brevi, poiché la malattia non attende essendo spesso imprevedibile l’outcome. E i politici? Da più parti si dice che oramai sono i padroni della sanità. Anche se non si può fare di ogni erba un fascio, si sente l’esigenza di liberare dall’abbraccio interessato e costoso degli equilibri politici realtà cruciali come la sanità: una tematica che richiederebbe ampi approfondimenti (che la stessa Gazzetta potrebbe gestire), ma che ora offre uno spunto di attualità. La Presidente della Giunta regionale, Catiuscia Marini, alla morte dell’Assessore alla sanità, lo ha sostituito per un lungo periodo, contribuendo all’involuzione sopra descritta. La nuova Giunta nominava il folignate Barberini Assessore alla sanità e già dal suo programma si intravedevano segnali di riscossa per la nostra medicina, e in ogni caso segnali che potevano infrangere equilibri consolidati. E lo hanno fatto dimettere. Chi si adopera a vantaggio della salute delle persone dell’Umbria – e non solo – auspica il suo ritorno. Noi siamo con questi.

MARIO TIMIO

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