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Don Stefano Bovi si racconta alla Gazzetta

“È il funerale di mia madre, ma scelga lei le letture, padre
Abbiamo visto tutti gli effetti della religione e della fede”
Cresciuto a Foligno, prete in Francia: don Stefano Bovi si racconta alla Gazzetta

“C’è una grande sfida per i cristiani transalpini, dare testimonianza”
“La mia vocazione è nata all’ombra di San Feliciano”
“In famiglia ho imparato a essere libero e a mettere Dio al centro della vita”

sboviSono passati quasi tredici anni da quando ho messo piede in Francia per la prima volta. Mai avrei pensato che la mia storia e quella di questo paese sarebbero un giorno così strettamente legate. La mia vocazione è nata a Foligno, all’ombra di San Feliciano. Sono molto grato al Signore che mi regala ogni anno di poter passare qualche giorno nella mia città, con le persone a cui tengo di più. È qui che ho scoperto la bellezza di essere cristiano, grazie alla testimonianza fedele di tanti fratelli e presbiteri che ho conosciuto. La mia famiglia mi ha insegnato ad essere libero e a mettere Dio al centro della mia vita. La comunità cristiana mi ha sostenuto e ha fatto crescere in me la fede e il desiderio di amare fino in fondo e senza limiti. Così un giorno ho sentito la chiamata a seguire Cristo nella via del presbiterato, durante un campo scuola con la parrocchia, e non ho potuto resistere. Non ho scelto io di andare in Francia ma il Signore mi ha dato una grande disponibilità alla sua volontà e lo ringrazio. Non ho mai preteso di sapere se fosse meglio restare a Foligno o partire. Oggi il Signore mi chiama a servire la sua Chiesa in Francia a Albi, a una ottantina di chilometri da Tolosa. La Francia è un paese con una tradizione cattolica molto antica. La primissima evangelizzazione si fa risalire a Maria Maddalena e suo fratello Lazzaro che, perseguitati, dopo la morte di Gesù, furono costretti a prendere il mare e approdarono non lontano da Marsiglia. Duemila anni di annuncio del Vangelo hanno suscitato moltissimi santi e martiri della fede e hanno plasmato la cultura e lo stile di vita francese, più o meno come lo conosciamo oggi. La crisi di fede che sta attraversando l’Europa da diversi anni non ha certo risparmiato la «figlia primogenita della chiesa». Sappiamo bene che oggi la Francia sta vivendo una serie di attacchi terroristici frutto del fondamentalismo religioso. Ricordiamo l’assalto alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo e il supermercato Kosher nel gennaio 2015, poi l’attacco al Bataclan a Parigi a novembre dello stesso anno e il più recente, il 14 luglio scorso, a Nizza. La gente è abbastanza impaurita e secondo alcuni studi la consumazione di ansiolitici e antidepressivi aumenta puntualmente dopo ognuno di questi fatti. Pochi giorni dopo Nizza ho ricevuto un uomo per preparare il funerale di sua madre e mi ha detto con disinvoltura: «…scelga lei le letture, padre. Non voglio avere nulla a che fare con la celebrazione. Abbiamo visto tutti a cosa portano la religione e la fede». Questa reazione, non credo che sia una risposta isolata, ma è il sentimento di tantissime persone che non sanno più cos’è la fede cristiana. Tutte le religioni si equivalgono, secondo il pensiero laicista. Lo Stato non può prendere parte in favore di una di loro. Sarebbe molto più facile se tutti fossero atei. Questa è la nuova idea di uguaglianza che traspare dal parlare e dal vivere delle persone. Se un popolo perde la fede non ha più risposte di fronte alla sofferenza e all’ingiustizia e resta la soluzione di farsi giustizia da sé. Si diventa il principio stesso del bene e del male se non si fa più riferimento a un fondamento più profondo. Alcuni tentativi intrapresi in Francia, come la perdita della nazionalità per i terroristi o il divieto del burkini in spiaggia, per citarne alcuni, hanno creato più divisioni che fratellanza. Non si può obbligare nessuno ad essere tuo fratello. Tutti quelli che in passato hanno provato a creare una “comunione” imposta hanno generato solo ideologie terribili. Oggi in Francia c’è una grande sfida per i cristiani che è quella di dare testimonianza, in atti e verità, cioè con la vita stessa e non solo con la testa. Siamo sempre tentati dal dover fare, dall’attivismo, ma il tempo non ci basta mai. Essere cristiano è più una questione di essere che di fare. Non dare occasione di scandalo, che non è facile, e vivere con fede la missione che il Signore mi ha affidato: ecco i progetti che ho nel cuore tornando in Francia, e spero di essere sempre accompagnato dalle vostre preghiere.

Stefano Bovi

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