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“Campus scolastico? Sarebbe un sogno, anche se le nostre scuole sono sicure”. La vice-sindaco Rita Barbetti tranquillizza la popolazione

ok-articolo-intervista-barbetti-copiaAd oggi qual è la situazione delle scuole di Foligno?

Tutte le scuole, tranne la Carducci che ha una situazione invariata rispetto al terremoto del 24 agosto scorso, non hanno riportato danni strutturali. Alcune nessun danno, altre lesioni che possono essere sanate con piccoli interventi compatibili con l’attività didattica, come risulta dall’ordinanza comunale che tutti possono visionare nel sito del Comune.

Anche se non lesionate non pensa che sia rischioso riprendere le attività nelle strutture edilizie più vecchie, quale sicurezza viene data ai genitori, agli insegnanti, ai presidi? Si rientra in strutture controllate da tecnici che ne hanno certificato l’agibilità, ma non sappiamo cosa succederà poi.

È un’ipoteca sul futuro che nessuno può prevedere, si tratta comunque di edifici che hanno resistito a queste scosse di intensità veramente elevata. Con i dirigenti scolastici abbiamo stabilito, in sintonia con una delegazione di genitori, di riorganizzare nel proprio Istituto un’ubicazione più consona all’effetto psicologico e logistico; pertanto alcune scuole sposteranno ai primi piani le classi situate nei piani più alti, in particolare per le scuole con i bambini più piccoli. La sicurezza totale sul futuro non la può dare nessuno, però da una lezione con gli esperti della protezione civile su come si catalogano i tipi di lesione dalla A (integri), B (danni lievi), C (più gravi) fino alla lettere E in un crescendo di gravità del danno, noi abbiamo solo situazioni di tipo A e B. Pertanto ci sentiamo tranquilli, certamente la paura non si può scongiurare completamente.

Rientrando a scuola avete ipotizzato prove di evacuazione con le classi?

Tutti i dirigenti effettueranno prove e controllo delle vie di fuga, abbiamo Presidi molto responsabili e aperti al dialogo e su questo non dovrebbero esserci problemi. Le prove sono importanti, nel 1998 nella scossa di aprile i miei alunni di una classe terza sono andati tutti sotto ai banchi e hanno eseguito quanto fatto nelle prove, perché sono stati educati a farlo fin da piccoli.

In redazione quando abbiamo affrontato il tema del terremoto in vista del numero dedicato al sisma, abbiamo discusso su quanto sarebbe auspicabile a Foligno un campus scolastico che raccolga tutte le scuole dove superare le barriere architettoniche, imposte da alcune strutture molto vecchie, e allo stesso tempo garantire una sicurezza sismica. Noi abbiamo pensato allo spazio dell’ex zuccherificio o un altro spazio facilmente raggiungibile. Un fiore all’occhiello del nostro territorio dove tutti potrebbero vedere come il Comune di Foligno ha lavorato per questo magari con la costruzione di un museo della Scienza. Perché non iniziare almeno a pensarlo?

Nella fantasia c’è, l’idea di un polo scolastico facilmente accessibile e sicuro piace a tutti. L’area dell’ex zuccherificio non è del Comune e non va bene condividere un polo scolastico con il centro storico. Per me andrebbe costruito in zone più ampie e periferiche; sono necessari investimenti importanti che dovrebbero venire dall’alto, come Comune non abbiamo i mezzi. Dovremmo analizzare il decreto uscito il 4 novembre scorso e vedere se siamo nel cratere dei comuni riconosciuti come terremotati.

Invece di fare una ricostruzione mirata alle singole strutture edilizie scolastiche si potrebbero utilizzare gli eventuali contributi del sisma per il polo scolastico. Lei è d’accordo?

Si, assolutamente. Sarebbe il sogno di tutti: un polo scolastico nuovo, ben attrezzato con i caratteri dell’accessibilità e della sicurezza è il sogno di chi come me opera nella scuola. Un punto da cui partire è la ricostruzione della Carducci, poi tutto il resto verrà da sé. Un polo unico comporterebbe una sola palestra, laboratori fruibili da tutti. Con il sindaco abbiamo già pensato di attivarci in questo senso, provarci potrebbe essere un inizio. D’altronde siamo territorio sismico e la storia della nostra città ce lo insegna.

PAOLA POMPEI

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