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Lavoro, illegalità diffusa nel perugino e nel folignate. Dai dati dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Perugia emerge l’irregolarità del 55,1% delle imprese ispezionate in provincia di Perugia e del 54,8% di quelle controllate a Foligno

Nella settimana in cui si celebra il lavoro e – soprattutto – se ne ricorda la sua mancanza, vale la pena approfondire la qualità di quello esistente. Lavoro è dignità nella misura in cui si tratta di lavoro ‘buono’: regolare, sicuro, giusto. A dare la dimensione dell’irregolarità del lavoro in Italia ci aiuta il Rapporto annuale 2018 dell’attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale presentato lo scorso 18 aprile.

Dal riepilogo dell’attività ispettiva dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dell’INPS e dell’INAIL emerge che in Italia oltre due aziende su tre sono irregolari. Crescono del 5% rispetto al 2017 sia i tassi di irregolarità contributiva che le violazioni di sicurezza sul lavoro. Oltre un miliardo e 350 mila gli euro relativi a contributi e premi evasi complessivamente recuperati: una somma superiore del 23% rispetto al dato dell’anno precedente. Nelle realtà indagate, un quarto dei lavoratori irregolari è risultato totalmente “in nero”; quasi la metà delle aziende irregolari ha occupato un lavoratore “in nero”. Dall’Italia all’Umbria, la Gazzetta di Foligno ha raccolto i dati relativi alla provincia di Perugia per il 2018. L’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Perugia (che conta sul lavoro di 78 persone, di cui 28 amministrativi e 50 ispettori; nella foto il dirigente dott. Sabatino Chelli) ha compiuto 1.949 ispezioni, effettuandone in media 5,3 al giorno.

Fra queste ben 1.076 le situazioni irregolari: parliamo del 55,1% delle imprese ispezionate (intercettando in media 2,9 irregolarità lavorative al giorno). Le 2.484 violazioni amministrative si sono tradotte in 182.570 euro di sanzioni amministrative che hanno coinvolto 273 lavoratori in nero, di cui 5 clandestini. Ben 137 le violazioni penali per oltre 153 mila euro di relative sanzioni che hanno coinvolto 925 lavoratori su questioni riguardanti l’orario di lavoro, l’interposizione illecita di manodopera e le false cooperative sociali. Questi ultimi due, in particolare, sono fenomeni illeciti di notevole impatto sociale e, purtroppo, di grande rilevanza per la nostra regione. 335.801 gli euro totali di sanzioni (amministrative e penali) per una media di 920 euro al giorno. 1.479.699,60 euro l’imponibile contributivo accertato per la cifra di 4.054 euro al giorno di media. In conclusione potremmo dire che il costo dell’irregolarità nella provincia di Perugia si attesta sui 5.000 euro circa al giorno.

Da quelli relativi alla provincia passiamo ai dati relativi alle aziende con sede legale nel Comune di Foligno: fra le 175 ispezioni effettuate sono emerse 96 pratiche irregolari: il 54,86% dei casi. 366 le violazioni amministrative accertate per 13.440 euro di sanzioni (con 9 lavoratori in nero scoperti e 6.000 euro di sanzioni). 16 le violazioni penali per 14.611 euro di sanzioni; 137 i lavoratori a cui si riferiscono le sanzioni e 67 mila euro l’imponibile contributivo accertato.

Ci sono poi altri dati di assoluto rilievo che riguardano il territorio compreso nella provincia di Perugia. Nel corso del 2018 sono state adottate diffide accertative per complessivi 521.841,55 euro: grazie a tali provvedimenti amministrativi sono stati soddisfatti con rapidità i crediti vantati dai lavoratori nei confronti delle aziende. Infine, sempre riguardo a spettanze maturate dai dipendenti nel corso del rapporto di lavoro, sono state conciliate somme per euro 431.360,68. Ciò significa, in buona sostanza, che poco meno di un milione di euro di crediti vantati dai lavoratori sono stati recuperati grazie all’attività svolta dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Perugia.

Sicurezza, legalità e riconoscimento dei diritti dei lavoratori sono dunque in calo in Italia ma anche nelle nostre città: i dati fotografano una situazione difficile. Alla mancanza di lavoro, che nel folignate è espressa con un tasso di disoccupazione del 10,5%, dobbiamo così aggiungere la cattiva qualità di quello esistente, visto che ben oltre la metà delle 175 aziende ‘nostrane’ ispezionate hanno presentato irregolarità. Non più rimandabile dunque la riflessione su legalità, sostenibilità e generatività del lavoro. Perché è una sacrosanta verità quella sostenuta da Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio CEI per i problemi sociali ed il lavoro che, a Foligno, tempo fa ha affermato: “C’è un legame forte fra la qualità del lavoro ed il livello di democrazia di un Paese. Occorre avere coscienza del ruolo sociale fondamentale del lavoratore, la cui opera fa crescere e imposta il modello delle relazioni”.

FEDERICA MENGHINELLA

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