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Curare la fragilità

Una giornata insieme a Giulio e Linda: assistere un familiare non autosufficiente è uno dei più grandi atti di amore. Un percorso pieno di difficoltà, anche economiche per le quali, spesso, ci si trova soli. Dalla loro esperienza un viaggio fra strutture e professionisti del territorio

Il prossimo anno Giulio e Linda festeggeranno 60 anni di matrimonio. Una vita lunga e piena la loro, con figli e nipoti, ricordi e speranze. Una vita nella quale è arrivata la malattia a sovvertire l’equilibrio quotidiano. Per Linda la diagnosi risale al 2018: Parkinson. Da quel giorno ha preso avvio un lungo viaggio fra sale d’attesa e referti medici, terapie e difficoltà. A inizio 2019 Giulio non riesce più a curare sua moglie da solo: serve aiuto. Vuole farlo in casa e sceglie di aiutarla in assistenza domiciliare anziché in residenza protetta. Una scelta d’amore infinita, che però è anche molto difficile e onerosa. Trovare una badante convivente per una persona non autosufficiente, che sia referenziata e competente nella cura quotidiana, non è facile. Dopo un lungo passaparola Giulio ci riesce, ma tra spese, sostituzioni e incombenze burocratiche la vita si fa sempre più complicata.

UNA QUOTIDIANITÀ IMPEGNATIVA

Gli ausili medici necessari sono tanti: una carrozzina, un sollevatore manuale per spostare Linda, un letto ortopedico con un materasso antidecubito. Strumenti forniti dall’Azienda sanitaria locale che scandiscono i tempi di un giorno di malattia; una giornata che comincia presto e che, a sentirsela raccontare, sembra davvero infinita.
Dopo la sveglia le operazioni mattutine di igiene di Linda, da compiere necessariamente in due; segue la colazione e un momento di svago: col bel tempo Giulio porta Linda in carrozzina a fare una passeggiata o alla messa del mattino.

Si rientra in casa ed è tempo del pranzo, per il quale Linda è assistita; dopo il pasto è necessario di nuovo provvedere all’igiene di Linda, che ha sospeso le sessioni di fisioterapia, ormai da tempo fuori dalla sua routine.
Dalla carrozzina il passaggio alla poltrona per un po’ di televisione “anche se ormai – commenta Giulio – i farmaci la fanno quasi sempre dormire”.
Se fuori è bel tempo si esce di nuovo in passeggiata e poi arriva il momento della cena, dopo il quale si rendono necessarie ulteriori operazioni di toletta. Ci si prepara per dormire: alle 21 Linda è a letto. Nel corso della notte un risveglio o due renderanno necessaria la presenza di Giulio che non si allontanerà mai da lei. Una vita di malattia e sofferenza, ma soprattutto di amore. “E questo è solo l’inizio – dice Giulio – per il futuro chissà: si tratta di una malattia invalidante che probabilmente sarà sempre più difficile da gestire”.

CIRCA 3.000 ANZIANI
NON AUTOSUFFICIENTI A FOLIGNO
“C’è un problema enorme di reperimento della figura professionale dell’assistente convivente, ma anche di capacità. Servono corsi di formazione e soprattutto risorse”: così Mario Bravi, segretario generale Spi Cgil Perugia, che spiega come la sua organizzazione abbia posto il problema a livello nazionale. “Il 30% degli italiani è sopra i 65 anni; il 15% sopra gli 80 e l’Umbria e Foligno stanno oltre questa media nazionale. L’elemento positivo – dice Bravi – è che si vive più a lungo ma quello problematico sta nel fatto che vivendo più a lungo aumentano le non autosufficienze. A Foligno sono più di 5.000 gli ultra ottantenni e come sindacato abbiamo fatto un’indagine secondo cui il 70% di loro non sarebbe autosufficiente”. Circa 3.000 anziani in città con non autosufficienza lieve, per cui basterebbe un sostegno diurno a domicilio, media e grave (Parkinson, Alzheimer e demenza senile tra le malattie più difficili da affrontare). Un numero che aumenterà nei prossimi anni… (Continua…)

Di FEDERICA MENGHINELLA

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