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Privatizzazione di Poste Italiane, i sindacati dicono “no”

Nel territorio comunale di Foligno sono una decina gli uffici tra centro, periferia e frazioni di montagna. I lavoratori ammontano a un centinaio, di cui poco più di 50 impiegati negli sportelli delle filiali e la parte restante composta da portalettere

“No” alla privatizzazione di Poste Italiane. È unanime il coro che si è levato in tutto il territorio nazionale dopo il recente Dpcm del Governo Meloni che dispone l’immissione sul mercato del 29,26% delle quote possedute dal ministero dell’Economia e delle finanza. Le voci sono quelle delle organizzazioni sindacali, che da subito si sono fatte sentire per esprimere la loro contrarietà. La protesta ha toccato anche l’Umbria, dove negli scorsi giorni Slp Cisl, Slc Cgil, Uilposte, Failp Cisal, Confsal Com e Fnc-Ugl Com si sono riuniti per spiegare i motivi del dissenso. “No perché la privatizzazione porterà ad una razionalizzazione degli uffici postali – commenta Marco Carlini, segretario generale Slp Cisl Umbria -, incidendo sia sulla riduzione del personale che sulla distribuzioni delle filiali, a scapito soprattutto dei piccoli centri che rischiano così di veder diminuiti i servizi e di spopolarsi. Anche in realtà come Foligno c’è il rischio che si proceda all’accorpamento di più uffici e questo sarebbe un problema, oltre ad essere un aspetto deleterio per un’azienda che ha fatto della funzione sociale la sua forza…(continua…)

di Maria Tripepi

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