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Slot: Foligno “brucia” oltre 44 milioni di euro

In un anno la città ha bruciato oltre 44 milioni di euro nel gioco delle slot. Un dato impressionante certificato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che pone Foligno fra le peggiori città in Umbria. Da Federconsumatori la proposta alle Istituzioni di agire, oltre che con l’assistenza sanitaria, anche sul fronte del sostegno finanziario.

Natale, tempo di doni, è vicino. Che impatto avrebbe sull’economia cittadina folignate l’equa distribuzione alle sue famiglie di un tesoretto-regalo da 44,53 milioni di euro? Ad ognuno degli oltre 57 mila abitanti folignati andrebbe un bonus di 778 euro, oltre 3000 euro per una famiglia di 4 persone. Un bonus che per una popolazione dal reddito medio di 19 mila euro sarebbe davvero una piccola fortuna.

FOLIGNO E SLOT: IN UN ANNO GIOCATI 44,5 MILIONI

Purtroppo la cifra di 44,53 milioni di euro equivale ai denari ‘bruciati’ dai folignati in un anno solo per il gioco d’azzardo nelle slot. Dai dati dell’Aams (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) emerge che a Foligno nella cifra totale delle giocate pro-capite (778 euro all’anno) 421 euro vengono giocati nelle AWP o ‘new slot’, macchine che accettano solo monete e sono presenti anche in bar e tabaccherie, mentre 358 euro sono invece inghiottiti dalle videolottery (o VLT) che accettano anche banconote e sono presenti in locali dedicati, consentendo giocate e vincite più alte. Un giro di affari enorme: dei 44,53 milioni di euro giocati nelle slot a Foligno 24,1 milioni sono inghiottiti dalle new slot mentre 20,4 milioni vengono giocati alle videolottery. In città il numero totale di apparecchi nei quali giocare è molto elevato: sono 395 le slot di cui 340 AWP e 55 videolottery, il che significa che ogni mille abitanti ci sono 7 apparecchi (6 AWP e 1 VLT).

FOLIGNO TRA LE PEGGIORI

L’indicatore della virtuosità di un Comune circa l’approccio alle slot mette Foligno tra le peggiori dell’Umbria, con 2 punti totali; l’indice è calcolato su una scala da 1 a 5. Più è alto e più il Comune è virtuoso e quindi con una bassa diffusione di slot e con poche giocate. I dati che elenchiamo si riferiscono al 2016 e nel confronto con l’anno precedente emerge un trend di spesa in netta crescita per Foligno: dal 2015 al 2016 le giocate sono aumentate complessivamente del 9,1% passando da 713 a 778 euro pro capite; netto aumento anche del numero di apparecchi AWP (+2,1%) e VLT (+19,6%).

UNO SGUARDO AI COMUNI UMBRI

Con uno sguardo ai Comuni vicini è possibile confrontare la cifra media pro capite che si ‘volatilizza’ nelle slot: A Spello, ad esempio, dove si contano 32 AWP e 6 VLT, nel 2016 la cifra è stata di 396,2 euro pro-capite (3,4 milioni di euro in totale); 361 euro l’anno precedente, per un aumento del 9% e un indice di virtuosità di 3 punti su 5. Va molto peggio nella piccola Valtopina dove la cifra media pro capite si è impennata dai 649 euro del 2015 agli 853 euro del 2016 per un aumento del 31,4% (con 14 apparecchi AWP nel comune, 10 per ogni 1000 abitanti) e la cifra totale annua di denaro speso in scommesse di 1,19 milioni. Qui l’indicatore di virtuosità è fermo a 1 punto su 5. Nella vicina Spoleto la cifra scommessa per ogni abitante è di 625 euro (23,78 milioni di euro totali); + 16,5% per le giocate complessive rispetto all’anno precedente e un totale di spesa nelle slot di 23,78 milioni di euro. Molto male Perugia con 1017 euro giocati pro-capite nel 2016 (169,51 milioni di euro) e 6,6 slot ogni 1000 abitanti: +8,2% l’incremento per le giocate complessive nella città capoluogo di provincia che è contrassegnata dal più basso indice di virtuosità: 1 punto su 5. Va persino peggio a Terni, dove nel 2016 sono stati ‘bruciati’ 1.177 euro pro-capite per un totale di 131,23 milioni di euro; 7,7 gli apparecchi ogni mille abitanti per un aumento di giocate del 4,3% rispetto al 2015. Anche qui l’indicatore di virtuosità è al punteggio minimo.

IL CASO DI BASTIA UMBRA

Maglia nera in Umbria per Bastia Umbra dove la spesa pro capite in slot è di ben 1646 euro: 35,87 milioni di euro bruciati nel 2016 per un incremento delle giocate rispetto al 2015 del 13,8%. Qui gli apparecchi sono 137, 6,3 per ogni mille abitanti e il sindaco Stefano Ansideri è stato il primo amministratore ad aver intrapreso una seria lotta contro questo tipo di gioco di azzardo, emanando ad agosto 2017 un’ordinanza di contrasto alla ludopatia assai avversata da concessionari e gestori di luoghi pubblici che ospitano le slot. Con il provvedimento è stato stabilito che nel territorio comunale “le sale giochi e gli esercizi autorizzati dotati di apparecchiature e congegni” potranno rimanere aperti dalle 10 alle 23: una regolamentazione di orario prima assente. L’ordinanza di Ansideri era stata oggetto di ricorso presentato da una società umbra che si occupa di vendita, noleggio e manutenzioni di giochi: ricorso rigettato dal Tar dell’Umbria.

UMBRIA NO SLOT’: BASTA UNO SLOGAN?

Prima dell’ordinanza di contrasto alla ludopatia il Comune di Bastia Umbra aveva adottato un altro atto con il quale si stabiliva che le sale giochi o simili non potessero aprire a meno di 400 metri da luoghi sensibili come scuole o chiese; distanza elevata a 500 metri dopo l’approvazione della legge regionale volta al contrasto della ludopatia. In questo quadro, con i numeri del gioco in crescita esponenziale ed un correlato costo sociale del gioco d’azzardo elevatissimo, è lecito chiedersi se la campagna – certamente meritoria – avviata dalla Regione Umbria che ha lanciato lo scorso ottobre l’iniziativa ‘Umbria no Slot’ sia sufficiente. Si tratta di una vetrofania dedicata agli esercizi commerciali liberi da slot, cioè a quei locali che decidono di non installare o di rimuovere apparecchi per il gioco d’azzardo.

TREND IN AUMENTO PER FOLIGNO

Tornando a Foligno se il trend dal 2015 al 2016 parla di un aumento della cifra giocata alle Slot del 9,1% è ragionevole supporre che nel 2017 l’aumento possa essersi replicato: il che, tradotto in numeri, significa che Foligno lo scorso anno avrebbe pagato il gioco d’azzardo dei suoi cittadini ben 48,53 milioni e in questo anno, utilizzando la medesima proiezione, le slot sarebbero costate ai folignati ben 52 milioni di euro.

SLOT: UNA GRAN FETTA NELLA TORTA DELL’AZZARDO

Facile comprendere come, in un’economia in difficoltà come quella umbra, certi dati abbiano un impatto devastante. La cifra spesa per le slot non costituisce infatti l’unica voce relativa alle spese in giochi d’azzardo. A Foligno, come nel resto d’Italia, si gioca anche nelle scommesse ippiche e sportive e attraverso i giochi on line (diffusissimi fra i giovani) oppure con i Gratta e Vinci. Lo scorso luglio Federconsumatori Umbria ha concluso un interessante progetto dedicato alle dipendenze nella nostra regione; il presidente Alessandro Petruzzi grazie all’elaborazione dei dati dell’Agenzia delle Dogane ad opera della dottoressa Rita Bartoloni ha evidenziato i settori di gioco principali in Umbria, come si vede nell’elaborazione grafica della figura 1. Non solo slot dunque (che comunque costituiscono la parte più consistente del gioco con la voce ‘Apparecchi’), ma anche lotterie (categoria in cui sono inclusi i tagliandi Gratta e vinci), lotto, giochi numerici a totalizzatore (ad esempio Superenalotto, SuperStar, Win for Life) e giochi a base ippica e sportiva.

FOLIGNO CENTRO REGIONALE PER LA LUDOPATIA

Foligno con il suo Centro di riferimento Regionale per il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) offre in Umbria un servizio prezioso, diretto dalla dottoressa Lucia Coco. Il Centro (che risponde al numero verde regionale gratuito 800410902 ed è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19) offre interventi rivolti a persone con problemi di gioco d’azzardo, secondo un approccio integrato di tipo psicologico, sociale e farmacologico e si rivolge in forma anonima a persone che manifestano problematiche relative al gioco d’azzardo e ai loro familiari offrendo informazioni e sostegno.

FEDERCONSUMATORI: “OCCORRE ASSISTENZA FINANZIARIA”

Ma il gioco d’azzardo è un problema complesso che – come spiega il presidente regionale Federconsumatori Umbria Alessandro Petruzzi – va affrontato su due livelli: “Oltre al problema sanitario della dipendenza – dice – c’è quello del dissesto finanziario, che trascina in un vortice l’intera famiglia. Un tunnel dal quale, senza aiuto è davvero difficile uscire: rapporti compromessi con banche e finanziarie, bollette ed utenze non pagate, multe su multe fino ai pignoramenti costituiscono alcuni aspetti insostenibili, sia economicamente sia psicologicamente”. Difficoltà insormontabili che spingono le vittime del gioco d’azzardo ad affidarsi a personaggi ambigui come gli usurai, a compiere atti di violenza verso la famiglia fino, purtroppo, ad atti estremi contro se stessi. Federconsumatori, chiamata più volte a collaborare dal Servizio sanitario locale, è stata spesso informata di situazioni nelle quali i giocatori in cura non controllavano più neanche la corrispondenza di banche e finanziarie, con borse piene di comunicazioni mai aperte per una situazione economica disastrosa e tutta da ricostruire, volontariamente ignorata e rimossa dai malati. Occorre – spiega Petruzzi – che le Istituzioni prendano in seria considerazione la necessità di costruire strutture certificate che siano in grado di analizzare queste situazioni, al fine di pianificare una via d’uscita nel rispetto delle regole nella tutela di questi soggetti deboli. La solitudine in cui vengono lasciati paziente e familiari per questo aspetto del problema – aggiunge – costituisce la maggiore difficoltà e occorre fronteggiarla attraverso una rete di interventi. Con una cabina di regia fra welfare, banche e finanziarie per cercare soluzioni sostenibili, anche attraverso strumenti che già esistono, come la legge n. 3 del 2012 sul sovraindebitamento detta ‘salva suicidi’”. Una strada, quella indicata da Federconsumatori, tutta da costruire e certamente di grande impegno ma che, per l’enorme costo sociale del gioco d’azzardo nel nostro territorio, sembra davvero l’unica da percorrere.

FEDERICA MENGHINELLA

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