santarelli250

“Tensione, lacrime e poi la gioia Così ho vinto la medaglia d’argento”

Il mental coach ci ha obbligato a dirci in faccia cosa pensavamo l’uno dell’altro: c’è stata una grande e costruttiva litigata
Abbiamo conquistato una splendida medaglia d’argento che racchiude in sé una piccola nota amara

santarelliTrolley pronto, sacca da scherma anche… divisa c’è, cose da gara ci sono… chiudo tutto con i lucchetti (solita combinazione scaramantica), indosso la tuta da partenza… un ultimo abbraccio e vado.
Una sensazione strana… parto spesso per gare o ritiri ma questa volta è diverso; questa volta è l’Olimpiade. Spesso il sentimento che predomina è l’ansia della partenza, la scocciatura di non vedere per giorni i propri affetti. Ma questa volta c’è anche una grande euforia che mi fa partire più spensierato per questa nuova avventura.
Il viaggio passa velocemente come sempre e sono subito negli alloggi dell’ItaliaTeam!
Per ora solo, perché i compagni di squadra arriveranno il giorno seguente…
Se solitamente mi piace la solitudine, questa volta andare in mensa e girare per il villaggio olimpico senza i miei compagni non è una bella sensazione.
Li aspetto con ansia passando il tempo maggiormente scrivendo a casa.
Da quando arrivano iniziano tutte le solite piccole problematiche su allenamenti, lezioni, preparazioni atletiche e riunioni varie. Sembra tutto molto incastrato, quasi come non avessimo un secondo libero; e da qui intravedo le prime tensioni: so che in una prima parte della permanenza qui a Rio devo essere bravo a gestirle anche io dato che non farò l’individuale il 9.
Mi sveglio la mattina del 5: oggi c’è la cerimonia di apertura e mancano quindi 4 giorni alla loro gara… c’è euforia ma sento che le tensioni sono molto latenti… si intuisce perché i nostri soliti scherzi, le nostre solite battute non vengono prese bene da nessuno; ogni battutina e ogni parola fuori posto fa piano piano affondare la nave su cui tutti siamo e che tutti dobbiamo tenere a galla per prenderci quella medaglia tanto desiderata: ma è evidente che qualcosa stiamo sbagliando perché la nave va sempre più giù.
La cerimonia è uno spettacolo, mai visto nulla di più bello… ma come ci ha detto il mental coach dobbiamo rimanere sul pezzo perché non siamo qui per divertirci o fare gli spettatori.
Salgono le tensioni giorno dopo giorno e arriva la loro gara individuale: Marco mi sembra il più sereno mentalmente anche se Enrico sta tirando molto bene in allenamento e Paolo, seppur il più teso, potrebbe tirare fuori una grande gara.
Siamo a cena tutti insieme e sappiamo che peggio di così era difficile andasse: Paolo e Marco fuori al primo turno ed Enrico ha perso, seppur con il neo campione olimpico, al secondo turno.
Teste basse e molto silenzio tra di noi; morale sotto terra. In particolare non ho mai visto tirare Marco così male… è il mio compagno di stanza da almeno 9 anni, nonché quello a cui è affidata la chiusura dei nostri assalti a squadre e non l’ho mai viso così spento in pedana.
Ci parlo e mi confida che non sa proprio cosa fare e non sa come tirarsi su di morale… devo dire che non è proprio una bella situazione; ma spero che con i giorni seguenti ritroverà un po’ di brio.
Arrivano le prime riunioni post gara e di conseguenza le prime “cazziate pesanti”: ci dicono che non siamo stati capaci di comportarci da gruppo e di autogestirci per la gara individuale… la delusione è talmente forte che siamo quasi alle lacrime, me compreso; non tanto per come è andata la loro gara quanto perché mi rendo conto che in queste condizioni perdiamo al primo turno contro la Svizzera.
Cerchiamo di ripartire da lì ma nulla da fare: gli attriti tra di noi ci sono ancora.
Due giorni prima della gara ci prende il mental coach e ci obbliga a fare quello che non abbiamo avuto il coraggio di fare noi: dirci in faccia cosa pensiamo l’uno dell’altro. Inutile dirlo, ma una litigata così grande tra di noi non la ricordo da quando sono in squadra.
Ma le sensazioni cambiano; seppure un po’ stizzito da alcuni atteggiamenti o idee degli altri, sento che quello che abbiamo fatto è costruttivo… molto più di quanto possa esserlo il tenersi dentro le proprie idee.
Sono a letto ed è la sera prima della gara… finalmente ci siamo… sono teso, così tanto che non predo sonno, non ne ho neanche un po’; mi giro e mi rigiro nel letto ma non posso mai prendere sonno, gioco un po’ al cellulare nella speranza di addormentarmi ma l’ultima volta che ricordo di aver letto l’ora erano le 4:00.
È mattina ma non sono stanco anche perché l’adrenalina è alle stelle.
Oggi, come ogni giorno di gara, non capisco se è una bella o una brutta giornata; al di là delle condizione meteorologiche, i giorni di gara li ricordi belli, illuminati o tetri come la notte a seconda del risultato della gara.
Primo incontro Svizzera.
Siamo tesi, sono teso e so che non potrò entrare il primo assalto per una questione di regolamento…
Siamo in camera di chiamata aspettando di scendere in pedana: un’attesa infinita.
Finalmente in panchina: prima stoccata a noi e urliamo tutti per scaricare la tensione come avessimo vinto la gara; ma la strada è ancora lunga e lo sappiamo!
I miei compagni hanno una grinta e un piglio in pedana da campioni… mai così cattivi, e l’assalto si mette subito bene… in vantaggio di 10 circa a metà assalto e incrementato a 15 prima dell’ultima frazione di Marco che svolge il suo lavoro egregiamente: ultimo punto per noi ma nessuno festeggia… sappiamo che per prendere una medaglia sicura dobbiamo vincere almeno un altro assalto e per come stiamo tirando si può vincere la gara.
Adesso Ucraina, campione mondo in carica.
Un avversario contro il quale abbiamo sia vinto sia perso ma sempre di pochissimo: sarà un assalto teso.
Saliamo in pedana e i miei compagni se possibile sono ancora più concentrati e grintosi: ancora in vantaggio di 10 a metà assalto; un sogno… Marco mette l’ultimo punto e siamo in finale per l’oro alla nostra prima olimpiade a squadre!
Le ore prima dell’assalto cerchiamo di rilassarci, mi dicono subito che io sarei sicuramente entrato e avrei fatto il terzultimo assalto… ora sono veramente teso: loro hanno tirato benissimo tutto il giorno e spero di essere all’altezza; la mia più grande paura? Mi passano il testimone in situazione di vantaggio e io affosso la squadra facendola perdere… ma devo cancellare immediatamente tutto dalla testa e mi faccio aiutare dal mental coach.
Di nuovo in camera di chiamata, ma questa volta l’attesa è non finisce mai: c’è tutto il tempo di fare i più strani pensieri ma cerco di scacciarli tutti dalla testa e pensare solo ed esclusivamente al mio unico assalto.
Ci chiamano ed entriamo in palazzetto: un boato accompagna il nostro ingresso fino alla pedana (ancora adesso tremo ripensando a quel momento).
Marco apre le danze anche se non al massimo… ma contro i francesi ci può stare; dobbiamo solo cercare di rimanere attaccati.
Il secondo assalto perdiamo un altro paio di punti e ci scomponiamo anche in panchina, il terzo assalto ancora due punti sotto e ci troviamo molto distanti da loro: sotto di 8…
Manteniamo questo svantaggio fino al mio assalto ma a quel punto la panchina mi dà il via libera: posso tirare come voglio e provare il tutto per tutto.
Inizio con due punti per lui ma comincio a prendere un po’ di confidenza con la pedana e metto a segno la mia prima stoccata; lui accende ancora una luce e poi una io e ancora una lui… il parziale è 4 a 2 per il francese e gli manca un punto per chiudere l’assalto ma non può finire così: metto a segno due belle stoccate e siamo 4 pari ora; cerco di sorprenderlo ma niente da fare… 5 a 4 per lui e finisce la mia olimpiade.
Perdiamo l’assalto e la delusione è enorme; seppure un argento vale molto, in quel momento avevamo perso un oro e il titolo di campioni olimpici.
Sul podio già gli animi erano risaliti e oggi guardo con estrema gioia quella splendida medaglia d’argento che racchiude in sé una piccola nota amara.
È stata l’esperienza più bella della mia vita…
Mi sono ripromesso che se sarò di nuovo su quella pedana non sbaglierò ancora, sono sicuro!

ANDREA SANTARELLI

0 shares
Previous Post

Mille e quindici voti tengono in ostaggio una città

Next Post

Settimana politica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content