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I cordai di Foligno

Quando gli acquitrini s’imponevano sulle lottizzazioni, i nostri antenati coltivavano la canapa per ricavarne funi. Me lo ha rammentato un viticoltore di Scoglitti, borgata marinara in provincia di Ragusa, tutta serre coltivate a pomodori e disseminata di seconde abitazioni spuntate dalla sera alla mattina tra i canneti di una spiaggia. Il luogo dista poco dalla casa di Montalbano. Mentre guardiamo la distesa sterminata del mare ci accarezza lo scirocco africano. Abbandonati i convenevoli – che ai siciliani piacciono tanto -, terminati i miei elogi al suo Cerasuolo di Vittoria – che a me piace tanto -, il viticoltore mi domanda: “Avvocato, lei da dove viene?” E io: “Dall’Umbria”. “Dall’Umbria dove?”. E io: “Da Foligno, mai sentito?”. Lanciandomi uno sguardo sentenzioso da sotto la coppola calata da una parte, il produttore di vino mi risponde: “Certamente, mio nonno per sfottermi mi diceva sempre «ma che vai indietro come i cordai di Foligno?»“. Il mondo è piccolo e certe cose si risanno.

GIOVANNI PICUTI

 

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