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A Rasiglia ricollocata la pala dell’altare maggiore

Grande festa domenica 27 ottobre a Rasiglia per il ricollocamento della restaurata pala dell’altare maggiore. Per chi è entrato nella piccola chiesa, con gli altari abbelliti da tovaglie tessute a mano da una novella “Penelope a Rasiglia”, è stato forte l’impatto visivo ed emotivo nel vederla stagliarsi grande sulla parete chiara. Segno anche questo dell’attaccamento dei rasigliani alla chiesa che hanno costruito nel Settecento autotassandosi e cercando, in questa circostanza, fondi per il restauro, come evidenziato da Umberto Nazzareno Tonti, presidente dell’Associazione Rasiglia e le sue Sorgenti e ora anche della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Tonti ha ringraziato per aver collaborato al recupero non solo di questa, ma anche di altre opere che danno il senso della comunità. Riservando un ringraziamento particolare alla Diocesi per il suo supporto e in particolare al vescovo, Mons. Gualtiero Sigismondi, al quale ha chiesto una benedizione al termine dell’incontro. Il dottor Giovanni Luca Delogu della Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria si è soffermato sulla difficoltà incontrate nel restaurare l’antica tela proveniente probabilmente dalla Pieve del Castello, devastata dai terremoti e abbandonata quando, dopo le funeste scosse del 1741, venne edificata la nuova chiesa. L’opera, attribuita all’anonimo Maestro di Popola, è divisa, secondo i canoni del Concilio di Trento, in tre parti: quella celeste in cui è rappresentata la Trinità e quella terrena, separate dall’acqua che da sempre connota Rasiglia. La luce gli viene dallo Spirito, che appare in alto sotto forma di Colomba, tra Dio Padre e un luminoso Cristo che rivolge le sue mani verso la terra. Bagliori di luce fanno risplendere anche il volto segnato dalle rughe di s. Pietro e il manto rosso di s. Paolo. Tra i due apostoli appare un po’ arretrato s. Emidio, protettore dai terremoti, flagello della dorsale appenninica, e patrono di Ascoli, forse per l’importanza che Rasiglia aveva lungo la strada che collegava Umbria e Marche o come ringraziamento per una scampata scossa sismica. Pierangelo Fiacchi, il restauratore originario di Rasiglia, ha ricevuto il ringraziamento di Tonti per aver non solo operato ma anche sostenuto gran parte delle spese del restauro, reso difficoltoso dalle lacerazioni che l’antica tela, che non si è voluto rifoderare per salvaguardarne tessuto e colori, presentava ai bordi e al centro. Paziente è stato quindi il lavoro di riconsolidamento del tessuto con solventi e resine naturali, che hanno creato alcune ruvidità evidenti soprattutto nelle acque della parte centrale. La pala è tornata così a campeggiare sopra l’altare in tutto il suo splendore. Il Vescovo ha ringraziato il presidente della Fondazione per quanto ha fatto per Rasiglia, lo splendido borgo che, come un grande tessuto, ha per ordito l’acqua e per trama il verde e come gioiello questa chiesa in cui è stato incastonato di nuovo il suo diamante. Ha fatto quindi notare nella parte inferiore del quadro un particolare da cui è stato colpito: s. Pietro ha lasciato cadere le chiavi per indicare con una mano il Padre e con l’altra s. Emidio. Pietro, che da qui è passato e al quale la chiesa è dedicata, vi è così rappresentato come il protettore della comunità. Mons. Sigismondi ha chiesto quindi al M°Claudio Brizi se poteva fargli sentire, prima della benedizione, un inno mariano dal bell’organo da poco riposizionato. Il maestro ha eseguito quindi quella che, secondo lui, è uno delle più belle musiche scritte in onore della Vergine, il Tiento de Segundo Tono sobre la Letania de la Virgen di Pablo Bruna, previsto nel programma del concerto col quale si è conclusa la serata che è stata un’autentica festa per gli occhi e le orecchie.

MARIA GRAZIA GALEAZZI

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