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Lo spentolatore seriale

Proliferano gli chef, scompaiono le tagliatelle con le rigaglie. C’è una evidente schizofrenia tra la proposta e la rappresentazione del cibo, al punto che i buongustai sono costretti a ricorrere alla memoria. A questo punto sono in tanti a lasciarsi irretire dalla sovraesposizione mediatica del cibo, mai riscontrata in passato. È così che sbocciano gli arrampicatori del gusto, la cui formazione gastronomica s’arresta ad un’aspettativa: vincere una gara, conquistare un’effimera notorietà, come richiede la cultura dello spettacolo. Convinto di lusingarlo definisco “cuoco” uno spentolatore seriale al servizio di una discutibile platea di palati fini della città. Lui mi guarda con sospetto e mi risponde: “Chef, prego”. Anche io prego, ma San Francesco Caracciolo protettore dei cuochi perché ci aiuti a recuperare la cucina del territorio come fattore di identità culturale.

GIOVANNI PICUTI

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