Biliardo Sassovivo

Alla ricerca del pirolo perduto

La Foligno post-globale e la centralità del fare

Alla ricerca del pirolo perduto, atto primo: viaggio a puntate sulla Foligno che cambia e sulle opportunità della provincia rispetto alle grandi città; la firma di grande prestigio Carlo Cambi ci accompagnerà nelle prossime settimane.

“Da Numeister ai giorni nostri”: l’editio princeps della Divina Commedia stampata a Foligno nel 1472 fu l’innesco di una rivoluzione culturale in cui “per far sapere, cioè divulgare, l’opera di Dante, servì l’abilità del saper fare”.

Alla ricerca del pirolo perduto: atto primo (ci sarà un seguito).
E’ quello rosso, al centro del biliardo del Gran Caffe Sassovivo. Carezzando quel panno verde che il mio amico di cuore e d’ intelletto Giovanni Picuti custodisce e, non mi par azzardato dire, venera come testata d’angolo su cui poggia l’identità folignate, si ragionava de “I Primi d’Italia”. Proposi di progettare un formato di pasta a mo’ di birillo da concertare in una ricetta compendio del bendiddio che il contado attorno offre da secoli alla città, così da inverare che la centralità di Foligno è insieme nutrice e motrice.

Scrive mirabilmente nella Physiologie du gout Jean Anthelme Brillat Savarin che la gastronomia “è la conoscenza di tutto quanto concerne l’uomo in quanto egli si nutre”. Mi sono industriato a capire come possa esser nato attorno al pirolo il luogo (non) comune del centro del mondo.

La ragione più evidente è che Fulginia, culla di un’autoctona tribù umbra, se ne sta lì a crocevia delle transumanze umane da almeno tremila anni. Tutto e passato per le sue arterie: un sangue ogni volta nuovo. La valle umbra, o meglio la Culta Valle, è un alveo in cui sono scorsi fantastiliardi di destini, di esperienze, in cui si sono stratificati vizi, virtù e sapienze.

Il birillo rosso  del biliardo del Caffè Sassovivo: secondo la tradizione folignate è questo  il centro del mondo! (foto Giovanni Picuti)
Il birillo rosso del biliardo del Caffè Sassovivo: secondo la tradizione folignate è questo il centro del mondo
(foto Giovanni Picuti)

Fulginia è per fondazione luogo di comunicazione. E’ dunque necessario considerare se oggi residua una lettura adeguata e criticamente motivata di questo evento. Si dirà, ma il centro del mondo ora non è più l’Europa, tanto meno l’Italia. Oggi il mondo è una biglia che gira su altri assi, figurati se viene a giocare col nostro pirolo. Semmai lo ha abbattuto. Sicuri?

Sarebbe ben interessante riproporre qui una dicotomia che a molti dà l’orticaria che ha come effetto collaterale l’assenza della ragion critica. Con Heidegger domandiamoci se il pensiero calcolante ci ha resi schiavi del concetto di utilità, da cui si determina il predominio della tecnoscienza e un malinteso senso dell’economia.

Per capire la centralità di Foligno dovremmo tornare al pensiero meditante che specula sul bello, sul buono, sostanzialmente sull’uomo.

Domandiamoci perché quel birillo ha ceduto il passo ai videogiochi. Le ragioni sono molteplici, ma tutte attengono al pensiero calcolante. La banca paga un affitto maggiore del bar; la disputa su un punto a goriziana genera quel grumo di passioni e d’identità che è l’esatto contrario del brodo di coltura della tecnoscienza; da un “gioco” al telefonino si genera un solipsismo straniante e acritico e il profitto non quantificabile perché immateriale del gestore telefonico e un profitto enorme perché fondato sulla ripetitività robotizzata dei processi di fabbricazione del medesimo cellulare

CARLO CAMBI

TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA

0 shares

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content