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Sport, ripartire si può

Le difficoltà legate all’emergenza sanitaria sono tante e in questi mesi, intervistando presidenti, dirigenti e allenatori di calcio, basket, pallavolo, rugby, atletica, tennis e ginnastica della nostra città sono venute fuori. Come allenarsi rispettando il distanziamento? Quanti bambini e ragazzi potranno ripartire effettivamente da settembre? Quali spazi potranno usare le varie società per organizzare tutto in sicurezza? Ci saranno i soldi per mantenere le squadre, iscriverle ai campionati, portare avanti progetti già avviati, organizzare tornei, comprare tutto l’occorrente per la sanificazione? E gli sponsor riusciranno a contribuire e a dare sostegno alle varie realtà della città?

Sono questi alcuni interrogativi che si sta ponendo chi gestisce una società sportiva in vista dei prossimi mesi. E ad oggi, come tante altre realtà che stanno lentamente provando a tornare ad una parvenza di normalità dopo i mesi di quarantena, le risposte o non ci sono o non sono chiare. Di certo c’è che la voglia di ripartire e l’impegno, da parte di tutti i presidenti, dirigenti e allenatori, non manca.

E ne sono la prova le società che hanno fatto tornare bambini e ragazzi tesserati a rivedersi e riallenarsi in campo o in palestra, nel rispetto di tutte le norme, così come i campus sportivi estivi sparsi in città riorganizzati a tempo di record seguendo le regole anti contagio. Tutto per dimenticare il prima possibile il duro periodo delle lezioni online e per riassaporare la bellezza del condividere un’emozione guardandosi in faccia, faticando insieme. Quella che solo lo sport riesce a dare.

Presidenti, dirigenti e allenatori, però, non possono essere lasciati da soli. Da tutti quelli che hanno parlato attraverso le colonne della Gazzetta è partita una richiesta di aiuto, rivolta alle istituzioni (sportive e non) affinché chi organizza attività sportiva per i nostri figli, fratelli, cugini e nipoti non venga lasciato solo in questo momento così complicato e abbia la possibilità di continuare a fornire quel servizio fondamentale per tutta la comunità che si racchiude nello sport, sia come esercizio fisico per la crescita dell’individuo che come luogo privilegiato in cui imparare valori come l’amicizia, la solidarietà, la fatica, il vivere insieme momenti che si ricorderanno per tutta la vita, al di là del raggiungimento o meno del risultato sportivo.

Da questo devono ripartire le nostre società sportive. Dalla riscoperta del bello e del puro che insegna lo sport e dai ragazzi. Se è vero che la Serie A in questi giorni è riuscita a tornare in campo e tirerà avanti fino alla fine dell’estate per una questione prettamente economica, lo stesso errore non devono e non dovranno fare le nostre società sportive.

Solo se si rimettono al primo posto i bambini e la loro crescita all’insegna dei valori dello sport, allora tutto quello che è successo potrà avere un senso. Ripartire si può. Non lasciamo sole le nostre società.

GABRIELE GRIMALDI

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