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Pensioni e ammortizzatori sociali, cresce l’attesa per le nuove riforme

Pensioni e ammortizzatori sociali sono le riforme di cui sono in attesa i lavoratori del nostro Paese. Riforme sulle quali è in corso il confronto tra Governo e parti sociali e che dovranno essere definite non oltre la fine del corrente anno.

A partire dalle pensioni, il cui cantiere di riforma è incentrato sul come affrontare il dopo Quota 100, la misura che permette di andare in pensione anticipatamente con 62 anni di età e almeno 38 di contributi, che scadrà alla fine dell’anno. Tale misura, inventata a suo tempo dal Governo giallo- verde, lascerà di nuovo il posto alla normativa della legge Fornero, legge che non è stata modificata e che prevede come strada principale il pensionamento di vecchiaia a 67 anni, a parte la possibilità di uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi.


Nell’incontro del 27 luglio scorso tra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil ed il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, proprio in materia di pensioni sono state illustrate alcune proposte concrete definite dal gruppo di lavoro che si sta occupando dell’Ape sociale e dei lavori usuranti e gravosi. La prima proposta è quella di consolidare l’Ape sociale, cioè l’indennità pagata dall’Inps mensilmente per 12 mesi a cui si può accedere all’età di 63 anni e avendo maturato 30 o 36 anni di contributi a seconda delle categorie. Possono accedervi i disoccupati che hanno esaurito gli altri sussidi, oppure i lavoratori invalidi o che assistono parenti disabili, o ancora appartenenti a 15 particolari catego- rie: dagli operai dell’edilizia agli infermieri, agli addetti alle pulizie. Attualmente l’Ape sociale viene rinnovata ogni anno e la pros- sima scadenza è fissata alla fine del 2021.


La proposta riguarda l’allungamento della durata almeno fino al 2026 nonché la conferma delle 15 categorie di lavori gravosi che danno diritto a chiedere l’Ape sociale, cui se ne potranno aggiungere anche altre, ricorrendo a nuovi indicatori….

DI ALVARO BUCCI

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