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Un approccio lungimirante ai temi dell’acqua

Cosa si dovrebbe fare per affrontare la crisi idrica

La gravissima crisi climatica in atto ha tolto il velo ad una situazione insostenibile che è indispensabile affrontare con decisione. L’Italia è un Paese che ha fatto dell’acqua un triste esempio della propria incapacità di gestire con intelligenza un bene cruciale per la nostra stessa sopravvivenza e per il nostro benessere. Nonostante gli allarmi continui del mondo scientifico, non abbiamo imparato a rispettare i sistemi naturali che la conservano, la trattengono e la rendono disponibile per l’uso umano, aiutandoci ad adattarci a cambiamenti che ormai fanno parte della nostra quotidianità. L’abbiamo commerciata, rubata, inquinata, sprecata, ed ora siamo costretti a inseguire un’emergenza che si avvita su se stessa. Abbiamo avuto due grandi siccità, nel 2003 e nel 2017, ma come accade per tutte le cose, passata l’emergenza ce ne di- mentichiamo, rimuoviamo tutto.

Dopo le grandi emozioni arrivano le grandi rimozioni. La nostra indole è questa: dimenticare. I corsi d’acqua in Italia, vere e proprie arterie di un sistema che raccoglie e rende disponibile l’acqua su tutto il territorio, sono stati canalizzati e cementificati, dragati e sbarrati; sono state ridotte le aree naturali di esondazione, distrutte le fasce riparie costituite da boschi e zone umide, che creano quella vitale “spugna” che favorisce la ritenzione delle acque e la ricarica delle falde durante le piene, rilasciandola progressivamente durante i periodi di siccità e contribuendo ad attenuare gli effetti straordinari dei cambiamenti climatici. Come se non bastasse, abbiamo bonificato e cancellato il 66% delle zone umide, cruciali per i servizi ecosistemici che garantiscono e per mitigare gli effetti nefasti della crisi climatica.

La risorsa idrica viene dispersa in una rete di distribuzione colabrodo: ogni cento litri immessi nella rete di distribuzione ben 42 vanno persi e non arrivano ai rubinetti delle case. Gli italiani inoltre consumano, ma forse sarebbe meglio dire “sprecano”, più acqua di tutti gli europei: circa 120- 150 metri cubi in media per ogni famiglia in un anno, con un consumo medio giornaliero individuale di circa 220 litri d’acqua al giorno. La disponibilità complessiva dell’acqua dipende anche dal modo con cui questa viene utilizzata e rilasciata poi nell’ambiente. In alcune aree d’Europa, il solo inquinamento causato da pesticidi e fertilizzanti utilizzati in agricoltura, rimane una delle cause principali della scarsa qualità delle acque, che diventano quindi non più disponibili. Anche in questo caso la situazione in Italia non è delle migliori, come ha evidenziato Ispra, che ha trovato 299 sostanze inquinanti nelle acque interne campionate; sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei siti di monitoraggio e nel 32,2% in quelle sotterranee.

Le campagne boccheggiano, i fiumi sono in secca, le lagune diventano salate come il mare. I boschi, inariditi, sono oltremodo esposti all’opera di piromani, volontari o involontari. Noi cominciamo a capire che acqua e pane sono beni primari, e non sono garantiti, soprattutto non sono garantiti se il Paese non è ben guidato nelle sue scelte e nelle sue strategie a medio e lungo termine…

Di ALFIERO PEPPONI

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