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Sanità umbra in rosso

Il direttore generale della Regione Massimo D’Angelo tira la cinghia su assunzioni e spesa farmaceutica per riparare a un buco di bilancio non ancora quantificato. Foligno può dirsi, per ora, tra i poli ospedalieri meglio equipaggiati sul fronte occupazionale secondo il Cimo-Fesmed. Cristina Cenci: “è tempo di applicare il dm 70 del 2015. La responsabilità è anche dei vecchi amministratori di sinistra”

La Sanità umbra rischia davvero il commissariamento? Tutto nasce il 26 agosto scorso, data in cui il direttore regionale della Sanità, Massimo D’Angelo, invia una missiva ai direttori delle aziende ospedaliere e sanitarie umbre con l’imperativo di “soprassedere da subito ad ogni assunzione, compreso il turn over in attesa delle specifiche azioni di rientro dallo sforamento che dovranno essere a breve definite e comunicate da questa amministrazione”. Sale il livello di attenzione della Regione sulla spesa sanitaria, in particolare modo su quella farmaceutica e il dg D’Angelo “pressa” i direttori generali, i cui obiettivi per il 2022 tengono conto soprattutto dei risultati finanziari, da cui dipende la premialità e una loro eventuale decadenza.

BORI (PD): “ALLARME COMMISSARIAMENTO”

La questione “buco” di bilancio viene sollevata dal consigliere regionale Pd, Tommaso Bori, che lo scorso 3 settembre aveva dichiarato: “La sanità umbra appare a tutti gli effetti sull’orlo del commissariamento. Le situazioni e i segnali che arrivano da questo settore sono molto preoccupanti”, parlando di “segnali allarmanti” nelle ultime settimane. “Su tutti le comunicazioni del direttore regionale della Sanità, Massimo D’Angelo, che ha di fatto commissariato ogni azienda sanitaria, chiedendo di mettere nero su bianco quello che è apparso come un vero piano di rientro. Un’auto-denuncia del buco di bilancio, finora negato e uno stop, in pratica, di qualsiasi manovra che possa avere un impatto spesa, così come ogni assunzione o consulenza non a carattere sanitario. I direttori avranno fino al 30 settembre (scorso, ndr) per riportare i conti in ordine, pena la loro decadenza”. Secondo Bori “anche la spesa farmaceutica è finita fuori controllo, quando l’Umbria è sempre stata annoverata tra le più virtuose”. “La presa di posizione dei sindacati, ad esempio – conclude Bori – conferma ancora una volta quanto sia grande il disagio di tutti gli operatori della sanità”.

CIMO-FESMED: “OSPEDALI SOTTO ORGANICO”
Il sindacato che prende subito posizione sul tema è il Cimo-Fesmed. La sua presidente regionale, Cristina Cenci, intervistata sull’argomento specifica come il termine commissariamento sia forse usato in maniera impropria: “si tratta – dichiara – di un piano di rientro e di un processo di razionalizzazione avviato dal direttore generale”. “Nessuno degli ospedali della nostra regione – aggiunge – è in sicurezza per rapporto tra personale medico e numero di pazienti trattati”. Se dunque esiste una situazione di deficit del personale, con il blocco delle assunzioni come si gestirà l’ordinario? “Questo è quello che vorremmo chiedere alla politica; fino ad ora i dati non sono stati esposti al sindacato, i numeri sono quelli che ho tirato fuori io, confrontando le dotazioni organiche del 2018 approvate dall’allora direttore generale. Se il dg abbia approvato una dotazione in eccesso non so cosa dire, non è certo colpa mia. È nero su bianco che i dirigenti medici e i direttori apicali di struttura complessa che servivano in Umbria erano un certo numero. Dopo quattro anni sono 285 i medici in meno, di cui 69 primari”.

Di FEDERICA MENGHINELLA

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