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Benedetto XVI, profondo estimatore di Angela

Il Papa emerito se n’è andato quasi in punta di piedi lo scorso 31 dicembre. È stato un gigante della teologia e, in più occasioni, ha trattato la spiritualità francescana

Trentuno dicembre. L’ultimo giorno dell’anno. Se n’è andato quasi in punta di piedi il papa emerito Benedetto XVI. Un congedo da questo mondo che riflette senza dubbio la sua persona: discreta, umile, quasi timida. Eppure queste note così dolci del suo carattere si combinano perfettamente con il suo essere stato un gigante della teologia del nostro tempo.

Papa Ratzinger infatti è stato uno dei più importanti pensatori cattolici del ventesimo secolo.
Il suo “primo amore” è stato senza dubbio Sant’Agostino e, in un’epoca in cui ancora predominava in ambito cattolico il pensiero tomista di San Tommaso d’Aquino, il futuro Benedetto XVI si lascia attrarre da un contemporaneo di San Tommaso, il Francescano Bonaventura da Bagnoregio. È attraverso lo studio di questo santo che, per Ratzinger, si apre la conoscenza del Poverello di Assisi. Nonostante infatti sia stato il suo successore a prendere il nome di San Francesco di Assisi, non si può mettere in dubbio che papa Benedetto XVI sia stato un uomo profondamente francescano. Sono innumerevoli, durante il suo pontificato, le occasioni in cui ha citato San Francesco o ha trattato della spiritualità e della teologia francescana.

Nel tardo pomeriggio di sabato 17 febbraio 2007 mentre compiva la visita alla Comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore, nel rispondere ai giovani seminaristi Papa Benedetto ricordava con queste parole Frate Francesco: “Quanto alle mie preferenze, naturalmente seguivo con attenzione, in quanto potevo, le lezioni. Inizialmente, nei due primi anni la filosofia, mi ha affascinato, fin dall’ inizio soprattutto la figura di Sant’Agostino e poi anche la corrente agostiniana nel Medioevo: San Bonaventura, i grandi francescani, la figura di San Francesco d’Assisi”.

Grande eco sulla stampa nazionale ed internazionale ebbe il testo improvvisato il 31 agosto 2006 quando, a Castel Gandolfo, riceveva in udienza il clero della diocesi di Albano. Il Papa parlava a braccio e di Francesco diceva: “Non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito. Ho letto con grande piacere che il vescovo di Assisi, monsignor Sorrentino, proprio per ovviare a questo ‘abuso’ della figura di san Francesco, in occasione dell’ottavo centenario della sua conversione vuol indire un ‘Anno di conversione’, per […] far capire che cos’è la conversione collegandoci anche alla figura di san Francesco, per cercare una strada che allarghi la vita. Francesco prima era quasi una specie di playboy. Poi, ha sentito che questo non era sufficiente. Ha sentito la voce del Signore: ‘Ricostruisci la mia casa’. E man mano ha capito cosa voleva dire ‘costruire’ la casa del Signore”.

Dal Santo di Assisi, Papa Ratzinger aveva colto soprattutto l’aspetto missionario in relazione alla Chiesa. All’Angelus della Giornata Missionaria mondiale il 22 ottobre 2006 il Papa presentava così il Santo della fratellanza universale: “La missione parte dal cuore: quando ci si ferma a pregare davanti al Crocifisso, con lo sguardo rivolto a quel costato trafitto, non si può che sperimentare dentro di sé la gioia di sapersi amati e il desiderio di amare e di farsi strumenti di misericordia e di riconciliazione

Così accadde, proprio 800 anni or sono, al giovane Francesco di Assisi: ‘Và, e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina’. Quella ‘casa’ era prima di tutto la sua vita, da ‘riparare’ mediante una vera conversione; era la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma di persone vive, bisognosa sempre di purificazione; era anche l’umanità tutta, nella qual Dio ama abitare. La missione parte sempre da un cuore trasformato dall’amore”.

Non è difficile dunque comprendere come sia nata in lui la familiarità con la santità che nel corso dei secoli si è sviluppata nella famiglia serafica. Non soltanto San Francesco e San Bonaventura ma tanti e tante fratelli e sorelle che da Francesco e Chiara di Assisi sono sorti per continuare quella opera di ricostruzione della casa di Dio.

Tra queste senza dubbio c’è Santa Angela da Foligno. A lei aveva dedicato un’intera catechesi del mercoledì in piazza San Pietro il 13 ottobre 2010. In quell’occasione Papa Benedetto ebbe già a chiamarla “Santa”… (Continua…)

Di FRA DANIELE SCIACCA

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