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Analisi sulla denatalità

La crisi demografica al centro dell’ultimo quaderno dell’Agenzia Umbria Ricerche. Il sociologo Roberto Segatori: “guardiamo a Francia e Svezia. No alle ambiguità di fondo sul diritto della donna a realizzarsi al di fuori delle mura domestiche”

A Foligno -300 abitanti tra 2021 e 2022. Cala il numero degli iscritti all’anagrafe, poche le nascite e aumentano i decessi. Lo scorso anno i neonati sono stati 379 mentre i decessi 803, per un saldo naturale che si chiude a -424.
Un tema, quello della denatalità e dell’inverno demografico, al centro dell’agenda politica dell’amministrazione della città; lo scorso 21 ottobre a Foligno si è tenuto il “Festival della Vita” organizzato dall’assessore alle politiche familiari e sociali, Agostino Cetorelli, in collaborazione con le associazioni del territorio. Foligno è nel network dei Comuni amici della famiglia che per l’occasione si sono riuniti a livello nazionale proprio da noi.
Un tema centrale per la sua incidenza nella vita delle città, tanto da essere anche al centro dell’ultimo quaderno dell’Aur, Agenzia Umbria Ricerche. “Popolazione e crisi demografica: il caso dell’Umbria in un’Italia che invecchia” il titolo emblematico della situazione attuale. Ma cosa occorre davvero per invertire la rotta? Lo abbiamo chiesto al sociologo Roberto Segatori, in un’analisi a partire dai dati comunali e umbri. 

Dai numeri del Servizio anagrafe del Comune di Foligno emerge un inverno demografico pesante e apparentemente irreversibile.
“Il calo demografico non interessa solo Foligno, ma l’intera Italia. Anzi, per certi versi, la diminuzione annuale della popolazione folignate (-0,5%) è minore di quella umbra (-1,3%) e di quella nazionale (-5%). Le cause del fenomeno sono almeno tre, di cui una culturalmente evolutiva, una politica e la terza legata alla fase storica che stiamo attraversando. L’evoluzione culturale si deve al mutato ruolo delle donne, che vogliono giustamente realizzarsi nel lavoro e nelle professioni alla stessa maniera degli uomini e per le quali la maternità è spesso un freno al dispiegarsi della loro autonomia.
Il motivo critico (di tipo politico) è che in Italia ci sono pochi sostegni per le coppie genitoriali, in termini di permessi retribuiti per entrambi i genitori prima e dopo il parto, di asili nido, di tutela del lavoro femminile, specie per le lavoratrici madri. L’ultima causa, non trascurabile, risiede nelle preoccupazioni e nelle paure provocate dai numerosi conflitti in corso nel mondo, dagli effetti catastrofici dei mutamenti climatici e ambientali e dalle ricorrenti crisi economiche. Per molte coppie giovani scatta la domanda: ‘Perché fare figli in un mondo che va alla deriva?’. Ma, per fortuna, l’interrogativo non blocca tutti e tutte e la vita va avanti”

Merita attenzione particolare il calo dell’apporto demografico degli stranieri che se ne vanno da Foligno.
“Il calo degli stranieri residenti si deve ad alcune questioni connesse al mercato del lavoro e alle scelte degli immigrati di seconda generazione. Il settore di maggiore impiego per gli adulti maschi è quello dell’edilizia, il quale, dopo il boom della ricostruzione post-terremoto (e salvo una ripresina nell’ultimo periodo per il Super- bonus 110), si è notevolmente indebolito. Molte donne immigrate lavorano come badanti, ma la svalutazione e la crisi economica dell’ultimo periodo hanno reso meno sostenibili i relativi costi per gli anziani bisognosi del loro aiuto. Uomini e donne immigrati sono impiegati anche nella ristorazione e in agricoltura, ma qui spesso le paghe sono molto basse. Infine, ci sono i giovani stranieri. Da un lato, essi hanno ripopolato molte classi scolastiche; dall’altro, specie per i più bravi, la preparazione raggiunta li sta spingendo a trasferirsi in regioni e stati più dinamici in termini di offerta di lavoro”… (Continua…)

di FEDERICA MENGHINELLA

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